Bruxelles e le trasformazioni urbane

di Bresolin Alessandro

Come recuperare lo spazio privato dei suoi abitanti

«[] quel che ci commuoveva di più, che costituiva per noi un insegnamento inconfutabile, era l’architettura stessa della città. L’enorme Palazzo di Giustizia, che noi paragonavamo agli edifici assiri, è costruito su un’altura proprio al disopra dei quartieri poveri del centro, che domina con la sua orgogliosa massa di pietra tagliata. Città divisa in due parti: la città superiore, sullo stesso piano del palazzo, molto ricca, ariosa, straniera, con i bei palazzi dell’avenue Louise; e, sotto, la Marolle, quell’ammasso confuso di vicoli puzzolenti, imbandierate di biancheria, pieni di marmaglia mocciosa che gioca tra mucchi di spazzature, con gli urli delle bettole e i due fiumi umani della rue Blaes e della rue Haute. Dal Medioevo, la stessa plebe vi stagnava, oppressa dalla stessa ingiustizia, fra le stesse mura, senza evasione possibile».

Così Victor Serge descriveva la divisione dello spazio urbano a Bruxelles all’inizio del XX secolo. A distanza di cent’anni la città si è trasformata, ma ancor oggi, malgrado sia uno dei quartieri più disagiati della città, la Marolle conserva una forte identità popolare con legami sociali altrove scomparsi. La popolazione è composta da famiglie operaie, anziani, disoccupati e immigrati soprattutto africani e maghrebini. Il centro ospedaliero Saint-Pierre a rue Haute ha la reputazione di essere il più solidale della capitale per il suo spirito d’accoglienza, tanto che «la maternità Saint-Pierre a Bruxelles fa partorire il 10% di donne clandestine, che arrivano il più delle volte dopo essere state rifiutate da molte altre cliniche e ospedali».

Negli ultimi anni, però, tra le case popolari si fanno largo ristrutturazioni di lusso per alloggi destinati a clienti agiati, attratti dal carattere pittoresco del quartiere. Una trasformazione che fa parlare ormai di sablonizzazione dei Marolles, un neologismo che deriva dal vicino Sablon, quartiere chic di raccordo con il centro. La sablonizzazione è legata soprattutto al commercio e al turismo culturale e appartiene a un fenomeno più vasto chiamato gentrification (dall’inglese gentry, nobiltà). Con questo termine si indicano operazioni di valorizzazione urbana in cui i fruitori dei beni ristrutturati sono ceti più agiati di quelli che abitano il territorio. Una delle caratteristiche di Bruxelles infatti, eredità dell’epoca industriale, è la masssiccia presenza di un proletariato e sottoproletariato urbano autoctono e immigrato. «Fino a qualche anno fa i benestanti abitavano nelle aree residenziali dell’hinterland, oggi il loro spostamento nei quartieri centrali ha fatto aumentare i prezzi degli affitti, dei commerci, dei negozi, provocando la progressiva espulsione verso i quartieri periferici dei ceti popolari. Questi non fanno parte del nuovo processo economico-finanziario, quindi devono essere ridislocati altrove – dice Laurance di Recyclart -. Gli affitti bassi hanno spinto antiquari, galleristi e artigiani a installarsi qui anziché al Sablon, ma finora la sablonizzazione si è fermata alle due grandi arterie rue Blaes e rue Haute».

La stazione Bruxelles-Chapelle: una frattura urbana

Lasciandosi alle spalle antiquari e tea-rooms si scende verso la zona più povera del Marolles. Tra popolosi complessi di edilizia sociale appare la sopraelevata della linea ferroviaria che taglia in due il quartiere e spezza il normale susseguirsi di case slabbrate, rese pericolanti a causa delle vibrazioni. Qui i treni passano a fianco delle case, e la sablonizzazione riprende un significato puramente esotico.

Tra i ragazzi del quartiere è molto diffusa la cultura hip hop, e quindi lo skateboard, il cui spirito originario consiste nell’appropriarsi illegalmente di strutture degradate o poco accessibili, con grandi superfici di asfalto e cemento. Elementi che vengono trasformati, scivolandoci sopra, in qualcosa di morbido e plasmabile. Sui muri scritte colorate, graffiti, firme e frasi come la ricorrente les marollés baise la police. I tunnel e le vie adiacenti alla sopraelevata sono decorati da decine di graffiti, vere e proprie opere grafiche di giovani artisti raccolte da Recyclart ed esposte su grandi pannelli semovibili. I disegni raccontano scene di vita metropolitana, con citazioni dal mondo del fumetto e della fantascienza.

Bruxelles è una delle rare città europee interamente attraversata da una linea ferroviaria nel suo centro storico, da nord a sud. La linea parte dalla stazione sud, la gare du Midi, e arriva al Marolles con una sopraelevata che lo taglia in due parti. «Questo ha portato alcuni vantaggi sul piano dei trasporti e della mobilità generale, privilegiando però le infrastrutture alle strutture, il trasporto alla vivibilità e alle esigenze degli abitanti. Lo sventramento del quartiere con l’abbattimento anche in questo caso di centinaia di case lungo l’asse dei binari, ha aperto ferite che solo a distanza di alcuni decenni si stanno rimarginando». Laurance indica una chiesa che si affaccia sull’autostrada urbana che fiancheggia i binari, raddoppiando il fossato divisorio con la parte più bassa e centrale dei Marolles. Nell’église de la Chapelle è conservata la tomba del celebre pittore Pieter Bruegel, ma si trova sul confine della ferita urbanistica che divide fisicamente il quartiere Marolle. Quindi il sagrato dell’eglise de la Chapelle è monco, e i fedeli faticano ad andarci per il traffico.

Dall’altra parte della linea, su Rue des Ursulines, si trova la stazione Bruxelles-Chapelle. I locali comprendono il tunnel, che dà l’accesso ai binari, e un portico di cemento armato sotto alla sopraelevata con spazi concepiti per uso commerciale. Le funzioni ‘dinamiche’ della stazione però non hanno mai funzionato, anche la biglietteria dopo qualche anno è stata chiusa perché poco frequentata. Per decenni i locali della stazione continuavano a ospitare solo migliaia di metri cubi di archivi, costituendo non solo una frattura urbana difficile da ricomporre, ma perdendo ben presto anche la sua utilità.

L’esperienza Recyclart

«Recyclart è nata per rianimare questa frattura, per valorizzarla anziché nasconderla, per trasformare la frattura in legame. Quando si valorizza una determinata area urbana normalmente si assiste all’esodo della popolazione più povera, mentre quest’esperienza vuole dimostrare come uno dei modi per garantire che i quartieri popolari del centro rimangano tali è valorizzarli, migliorando la qualità degli spazi pubblici e sviluppando nuovi stili di vita e mestieri. Questo è l’unico modo concreto per resistere alla gentrification». Laurance lavora al progetto artistico di Recyclart, un’associazione nata nel ’97, quando la commissione europea approvò il ‘Progetto Pilota Urbano Recyclart’ nel quadro del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale. L’obiettivo del progetto proposto era di recuperare gli spazi sottostanti la stazione Bruxelles-Chapelle e le vie che costeggiano i due lati della sopraelevata. Questo, sviluppando progetti artistici, urbani e sociali che coinvolgessero gli abitanti del quartiere. Recyclart è composta da quattro equipe: falegnameria, costruzioni metalliche, sistemazione d’interni, ristorazione. Sono stati assunti quattro coordinatori di squadra e dodici ragazzi con contratti PTP (Programme de Transition Professionel), un programma per lo sviluppo di qualifiche professionali per disoccupati.

Le equipe tecniche si sono occupate del ristrutturazione completa dei locali della stazione, che ha portato nel 2000 all’apertura delle strutture di base e di un bar. Nel 2001 la fase del progetto pilota si chiude, e la struttura organizzativa si adatta in vista di una gestione indipendente a lungo termine. Così dal marzo 2002 i ragazzi delle diverse equipe sono diventati dipendenti a tempo indeterminato per Recyclart, i loro lavori si aprono all’esterno, cominciano ad avere diverse commissioni per installazioni. Nello stesso anno è stata inaugurata la piazza ribattezzata ‘La Plage’ davanti alla stazione Bruxelles-Chapelle, di fronte a dove ora sta il bar di Recyclart. Su La Plage da qualche estate si svolge un festival ricco di manifestazioni artistiche e concerti per coloro che rimangono in città.

«Sono cresciuto qui e se chiedi in giro chiunque ti dirà come le vie erano morte, insicure, l’abbandono della stazione dava un tono lugubre al quartiere. Ora non è più così; la gente ha ripreso a vivere e ha cambiato la vita di questo angolo di quartiere, diventato luogo di incontro e di gioco, soprattutto per gli skaters» – dice un ragazzo che fa skate a ‘La Plage’, ideata isolando l’ingresso della stazione dal traffico di rue des Ursulines, deviata per consentirne la realizzazione. Di fronte al collegio di mattoni rossi di Saint Jan Berchmans, tanto vasto da coprire un isolato, il pomeriggio gli adolescenti danno corsi di skateboard ai piccoli di quattro-cinque anni. Sotto al portico di cemento della sopraelevata i locali sono stati riconvertiti in ateliers artistici, e anche dal lato di rue des Brigittines si trova un equipe di costruzioni metalliche che propone progetti d’interni, costruzioni di mobili e tramezzi, decori per teatri e altro.

Nel 2003 un collettivo di skaters, Brusk, del vicino complesso di condomini popolari di rue des Brigittines, si è rivolto a Recyclart per proporre la risistemazione di due piste da skate ai piedi dei loro palazzi. Dopo diversi incontri in cui Recyclart ha assunto il ruolo di negoziatore urbano tra il Comune e gli skaters, è stato avviata la sistemazione degli spazi attorno ai condomini come piccolo parco urbano, con una zona a facilità di rollaggio per i ragazzi. «Questo episodio ha creato un dibattito sulla mancanza di uno skatepark gratuito in città, e l’appello è stato raccolto dall’Institut Bruxellois pour la Gestion de l’Environnement, che ha proposto la riqualificazione di square des Ursulines, un terreno inutilizzato sopra alla linea ferroviaria quando questa si inabissa nel tunnel a poche decine di metri dalla stazione de la Chapelle. È previsto il recupero di un altro luogo degradato del quartiere, e la sua trasformazione in spazio pubblico orientato principalmente verso skate, roller e BMX». Per realizzarlo è stato indetto un concorso aperto a giovani sotto i 25 anni allievi in scuole d’arte, di architettura o di urbanismo. In soli otto anni il lavoro svolto da Recyclart è diventato motore di una nuova dinamica urbana, focalizzata sul recupero degli spazi pubblici attraverso gli abitanti stessi, coinvolti nei progetti. L’intera area della stazione Bruxelles-Chapelle da mostro urbanistico è diventata un grande centro polifunzionale che valorizza il quartiere e la qualità della vita dei suoi abitanti.