Interrogativi senza risposte?

di Comitato di Redazione

Scorrendo le pagine di Madrugada

La musica è finita, gli amici se ne vanno e tu mi lasci sola, cantava malinconica la voce di Ornella. È passata la festa, come un vento di primavera, si sono risvegliate le fronde sui rami, ha cantato il merlo, che sono tanti nel mio campo, e ora biondeggia il grano. Un vento forte, una bufera, ha attraversato Giuseppe Stoppiglia in Identità spezzate: sono i popoli che, dopo essere stati espropriati di tutto, sono derubati della loro storia, che altri al loro posto vogliono raccontare.
Dove volge il vento e dove si nasconde la fiamma che il vento si porta via non si sa. Procedo adagio, con prudenza, con il cuore in gola; allungo il braccio e dentro il guscio trovo di Fabio Ciaramelli L’interrogazione filosofica e lo spazio della democrazia. Non c’è risposta definitiva alla domanda filosofica; nessuno possiede la verità, che insieme si cerca, perché sta alla base della democrazia.
Procedo oltre l’involucro, un ronzio mi incuriosisce: è il Motore della politica di Luigi Viviani che, assieme a la ruota della ricerca critica, opera in ambito laico per il buon governo e per il raggiungimento del bene comune.
Adesso il rumore si trasforma in voci di ragazzi, proveniente dal dischetto di Silvano Mocellin, che titola Chi ha paura dell’affettività? e affronta uno dei molti interrogativi della scuola: il ruolo dell’insegnante, solo didattico, pedagogico, educativo? e dunque quale ruolo ha l’affettività nell’apprendimento? e dell’apprendimento la relazione?
Qualcuno mi consegna una cartolina, non è quella del servizio militare che concludeva un ciclo di vita e ne apriva una nuovo. È una cartolina profumata che recita E dopo? Interrogativi e speranze dei giovani d’oggi. Proprio così, e dopo? Dopo la scuola, quando un tempo iniziava un nuovo percorso, determinato, definito: casa, famiglia e lunario, cosa resta di senso per quel che facciamo, scrive Sara Deganello, quale rapporto avrà la nostra attività con il pubblico, con il sociale?
Ora mi siedo davanti alla tavola sinottica: tre colonne, tre strade che leggono l’anima, lo spirito. Con la Torà inizia Yarona Pinhas sui Livelli dello spirito. Nefesh, Ruach e Neshamà, una lettura che aiuta a comprendere le funzioni articolate dello spirito e la relazione esistenziale e vitale tra uomo e donna, interno ed esterno. Hamza R. Piccardo, in Ruh e nafs, raccoglie dal Corano la saggezza e interpreta le voci dello spirito, gli affetti dell’anima. La terza colonna del Nuovo Testamento è stilata da Agnese Mascetti in Oltre lo schema dualista, per scrivere che l’anima non è separata dal corpo, ma luogo simbolico della nostra intimità, dove si esprime il desiderio di vivere.
Ripongo i sacri testi, che non temono la polvere del tempo, ma non sopportano la dimenticanza, l’oblio. Una parentesi di stacco e approfondimento ci è offerta da Fulvio Cortese che tra passato, presente e futuro, si interroga su Gli interrogativi dello stato di diritto.
Riesco nel profano e mi ritrovo tra le mani il piccolo principe di Egidio Cardini, che racconta di un incontro affettuoso in una città oltre confine, a partire Dal silenzio di Buda alla vita di Pest e staremmo lì ancora ad ascoltarlo, ma la fila preme.
Come si costruisce una casa, a partire dal piano, dal monte o dal mare, e un amore da dove si osserva (copiato) dalla sponda di un letto? A pianoterra, Il gioco dell’oca delle parole, Giovanni Realdi ci richiama al loro uso, perché spesso vengono truccate, modificate, stravolte, capovolte come succede in segno e simbolo, valore e principio e crocifisso che diventa cartello che non va rimosso, perché «in casa mia ci metto l’arredo che mi piace».
Una nuova rubrica spunta dalle pieghe del diario minimo, a lungo atteso e questa volta non spedito dal nostro direttore instancabile, che salta proprio la prima della nuova veste grafica, lasciando a nudo noi e lui; con la nuova veste si copre Laura Fantozzi che nel suo spazio o teu olhar, ci racconta l’esperienza di vita di una donna nell’Angola del 2005.
Non si sottrae al suo compito notarile il cronista inconcludente (ma chi l’ha ingaggiato per questa cronaca di rispetto?) che scrive con l’ausilio del lunario di frate Indovino.
Conclude la teoria, la pagina dedicata alla Nena, la donna del fiume, che passa in rassegna volti e memorie di festa campestre sul canale.