Le finalità

L’associazione era nata “per la cooperazione in Brasile e in America Latina”, ma col tempo le riflessioni interne ci hanno portato a rinunciare a questa modalità, in quanto sentivamo che si era stabilita una relazione impari tra noi e il destinatario della nostra proposta. In qualche modo imponevamo un nostro modello di sviluppo, una nostra idea di mondo che trascurava l’opinione o le speranze del ricevente, si dava priorità al fare e non all’essere, all’incontro, alla conoscenza reciproca.

Per Macondo si cambia solo attraverso la relazione paritetica, così abbiamo smesso di fare progetti, proposito che è diventato un pilastro su cui poggia l’esistenza dell’associazione: Macondo non fa progetti.

La ragione di esistere si è concentrata su due parole incontro e comunicazione. La dignità dell’altro la riconosco solo se mi pongo di fronte spoglio di ogni preconcetto e pregiudizio: il pre-concetto, è illudersi di sapere a priori cò che serve, ciò che si deve fare; il pre-giudizio è incasellare l’altro per l’aspetto o per il sentito dire accettandolo o rifiutandolo senza conoscerlo.

Macondo si è incamminato nella fatica dell’incontro e nell’intricato groviglio degli inadeguati elementi che usiamo per comprendere e farci comprendere da chi vive altrove con usi e lingue sconosciuti. Il punto di riferimento iniziale era ed è il Brasile. Abbiamo invitato le persone che si avvicinavano a Macondo all’esperienza del viaggio, mettendo a disposizione a Rio de Janeiro una casa (attualmente gestita da Mauro Furlan e Milse Ramalho) da cui partire per incontrare delle realtà altre da quelle offerte dai dépliant turistici, per entrare in contatto con l’anima vera del Brasile, con l’emarginazione.

«Perché, a casa nostra non abbiamo situazioni di emarginazione? Che senso ha andare all’estero?», chiederà qualcuno. Sì abbiamo anche qui casi di emarginazione, ma con la nostra proposta si è obbligati a imparare una lingua e dover accettare una realtà dove si è indifesi, dove non si conoscono i codici di relazione sociale, ci si deve fidare dell’altro, bisogna buttare via ogni sicurezza.

Dagli incontri, oltre a delle amicizie, sono nate della autonome collaborazioni, non più imposte, ma un’offerta di aiuto per far crescere un progetto che qualcuno ha ritenuto adeguato al luogo e alle problematiche che lì ci sono.

Col tempo abbiamo dato vista a una rivista trimestrale Madrugada, attraverso la quale informiamo e dialoghiamo sui temi della mondialità e dell’incontro; abbiamo avviato degli incontri con testimoni e corsi di formazioni per giovani e adulti, abbiamo dato vita a una festa nazionale dove l’incontro, l’allegria e le riflessioni allietano la giornata.

Tutto questo e altre iniziative a livello locale sono Macondo, associazione per l’incontro e la comunicazione tra i popoli.