Dalla schiavitù all’esclusione. La lotta contro la marginalizzazione dei negri in Brasile
“Hanno rotto un pezzo della catena.
Il pezzo che ci lega ancora lo romperemo noi negri e negre del continente”
La comunità negra (1) brasiliana contrariamente a quello che racconta la
storiografia, ha da sempre lottato per trasformare la propria
condizione.
Se in principio la lotta era contro il regime della
schiavitù, oggi questa si rivolge contro la marginalizzazione,
l’esclusione e la discriminazione razziale imposta alla popolazione di
origine africana non soltanto in Brasile ma in tutto il continente.
Molti
storici insistono nel presentare l’immagine di un negro passivo,
incapace di reagire alla propria condizione, che ha permesso al Brasile
di essere l’ultima nazione, nel continente, ad abolire la schiavitù.
Oltre a tale aspetto va osservato come la sottomissione negra è stata
caratterizzata da centinaia di azioni, di castighi, punizioni, e di
esecuzioni degli schiavi ribelli.
Lo sforzo degli studiosi
brasiliani, coinvolti nella questione negra, ci ha dato la possibilità
di conoscere una “storia diversa, non raccontata” nei libri ufficiali.
Per
più di 300 anni di schiavitù, i negri e le negre hanno cercato vari
modi per liberarsi dalla loro situazione attraverso alcune singolari
forme di resistenza come: il “banzo” (2), il suicidio, l’infanticidio, i
“quilombos” e l’insurrezione (3). Come sostiene Clòvis Moura (4)
“Nessuno, fino ad oggi, per quanto io sappia, ha voluto trasformare la
popolazione schiava in una popolazione composta di eroi nella sua
totalità… ma, quello che per noi sembra essere stato considerato è
che, indipendentemente da questo tipo di giudizio di valore di eroi e
vili, si deve analizzare quale fu il tipo di comportamento che nella
dinamica sociale contribuì per il suo acceleramento o per la sua inerzia
nelle relazione di produzione schiavista” (5).
Legge aurea 1888
Quando venne firmata la legge di abolizione della schiavitù (6) meno del
30% del milione e 900 mila di schiavi sopravvissuti, rimaneva ancora
sotto la proprietà dei “signori”. Numerosissime erano le invasioni alle
fattorie, le fughe in massa per i “quilombos” (7) che testimoniano come
il livello di insubordinazione aveva già reso di fatto impossibile la
continuazione dei rapporti di schiavitù
Allo stesso tempo, subito
dopo l’abolizione, mentre cresceva ed era favorita l’immigrazione degli
europei, si creavano impedimenti legali alla integrazione degli
“ex-schiavi” nella società; il negro venne così abbandonato alla propria
sorte: senza terra, senza lavoro, senza istruzione.
Di fatto
assistiamo ad un cambiamento importante: se nel periodo della “schiavitù
ufficiale”, il controllo sociale avveniva in forma abbastanza violenta –
distruggendo i gruppi familiari dello schiavo separando i membri per
evitare la comunicazione tra di loro; cambiando i loro nomi;
distruggendo le loro lingue; imponendo loro il cattolicesimo,
classificando la loro religione come animista e inferiore; applicando le
più diverse forme di tortura fisica, impedendo qualunque possibilità di
organizzazione ecc. – dopo l’abolizione, questo controllo si espresse
attraverso le forme di razzismo, il preconcetto e la discriminazione
razziale. Contrariamente a quanto si è soliti pensare, uno dei
principali meccanismi di “sbarramento sociale”, fu proprio
l’introduzione del principio di isonomia. Una volta che si sancì
l’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge, la situazione di
marginalizzazione oggettiva nella quale viveva il negro non poteva,
nell’immaginario collettivo, che avere origine nella sua inferiorità.
In
verità, l’uguaglianza giuridica non ha portato automaticamente alla
uguaglianza di diritti, alla uguaglianza di opportunità, non ha
eliminato le differenze sociali consolidate in passato nella relazione
signore/schiavo.
A conferma di tali osservazioni è sufficiente
analizzare le condizioni di vita attuali dei negri brasiliani, ad un
secolo dall’abolizione della schiavitù: costituendo il 44% della
popolazione totale, rappresentano l’85% degli abitanti delle “favelas”,
il 90% dei “bambini e bambine di strada”. Per quanto concerne le
condizioni di lavoro, notiamo che se il 62,7% delle donne negre guadagna
fino ad uno stipendio medio (dollari 75), soltanto il 34,7% delle donne
bianche riceve questo stesso stipendio. Quanto all’educazione, due dati
soltanto sono sufficienti a rendere bene l’idea della situazione: il
90% dei negri in Brasile ha studiato fino alla 4» elementare, mentre la
percentuale degli studenti universitari negri sul totale è dello 0,01%.
Le scorie (forme di emarginazione) della legge aurea
Oltre a tali forme di discriminazione oggettiva, si possono scorgere
altre forme di emarginazione che è possibile definire soggettive e che
si presentano in diversi aspetti:
a) nella letteratura che spesso
presenta il negro come “il brutto”, “il ladro”, “il sottomesso”, “il
pigro” e attraverso tanti altri stereotipi. é sufficiente, inoltre,
pensare alla situazione di disagio nella quale vengono a trovarsi i
bambini e le bambine negre già nei primi anni di scuola, nel sentirsi
raccontare storie simile a quella del brutto (nero) anatroccolo o nel
sognare di avere la bellezza della “Bella addormentata” o del suo
principe, dagli occhi azzurri, i capelli biondi e con perfino il suo
cavallo bianco;
b) nel vocabolario “razzista”, dove tutto ciò che è
negativo è “negro” o “nero”. Quando una situazione diviene difficile, si
dice che è “nera” . I verbi “enegrecer” (annerire) e “denegrir”
(denigrare) si sa bene che non si riferiscono a cose positive;
c)
nella serie di proverbi razzisti: “Il negro quando non sporca
all’entrata, lo fa all’uscita”; “Il negro non muore, finisce”; “Negro
insaponato, tempo perso, sapone sprecato”, “Negra per cucinare, mulatta
per ballare e bianca per sposare”, ecc.
Si potrebbe continuare con
questa lista, evidenziando come la democrazia razziale, basata sul
rispetto delle diversità culturale, sia ben lontana dall’essere una
realtà concreta, di fatto in Brasile esiste una società multirazziale ma
non ancora multiculturale.
Questa pratica preconcettuosa e
discriminatoria, la situazione di marginalizzazione e, infine, tutta la
repressione subita dalla popolazione negra durante il regime della
schiavitù, ha provocato differenti effetti nella popolazione negra, che
possono essere riassunti in tre principali: subalternità, aggressività e
ansietà.
Ci sono casi in cui i negri si adattano ai posti che gli
sono conferiti, negano di essere stati discriminati qualche volta,
cercano di imitare nel loro comportamento, e nel loro aspetto fisico, i
bianchi; altri invece, assumono atteggiamenti aggressivi contro se
stessi e/o gli altri (criminalità e uso di stupefacenti); altri, ancora,
vivono in funzione del rifiuto dei gruppi sociali con i quali entrano
in contatto, potendo dinanzi ad una reazione, assumere un comportamento
aggressivo o subalterno. é bene sottolineare, comunque, come queste
caratteristiche siano permanenti né appaiano ben definite, isolatamente
in ogni individuo.
Oltre a ciò, la popolazione negra ha ereditato dai
suoi padri, grande coraggio e allegria, elementi capaci di creare
situazioni di resistenza, di lotta e di festa. Esistono molte
organizzazioni di comunità negre in tutto il Brasile. Soltanto a San
Paolo, secondo i dati forniti dall’ISER (Istituto di Studio di
Religione), esistono 90 entità negre registrate. Questa resistenza si
esprime anche, o principalmente, nei terreiros de candomblè, nelle
scuole di samba, nella capoeira.
Ventilabro e nuovo crogiuolo
Negli anni ’60, l’influenza delle idee dei leader negri degli Stati
Uniti (M.Luther King, Malcom X e Angela Davis) si diffonde anche in
Brasile, generando numerosi movimenti che coinvolgevano però soltanto
una parte della popolazione negra: quella che aveva accesso alle
università o alla lettura; gli altri, invece, ossia la maggioranza
esclusa, si esprimevano attraverso forme più tipicamente culturali come
ad esempio le scuole di samba. Nella prima metà degli anni settanta,
nacque il Movimento Negro Unificado, in seguito ad una manifestazione
contro il razzismo, che coinvolse migliaia di persone. Questo movimento
ebbe il merito di riprendere la discussione sulla discriminazione
razziale nei diversi settori della società brasiliana e di creare
numerose altre attività, nonostante tutta la repressione subita nel
corso del ventennio di dittatura.
Nel 1988, ricorse il centenario
della “abolizione” della schiavitù, che diede inizio ad un anno di
grandi protesta da parti dei vari movimenti che si espressero anche
nella convocazione della VIII Costituente brasiliana. Per la prima volta
nell’Assemblea Nazionale Costituente si fece sentire la voce dei negri e
delle negre, che rivendicarono il loro diritto ad uscire dalla
situazione di miseria e di subalternità. In quella occasione si riuscì a
criminalizzare il razzismo e a garantire la demarcazione delle terre
delle comunità dei negri discendenti dai quilombos (circa 100), ossia di
quei gruppi che vivono in appezzamenti di terreno sui quali sorgeva
anticamente un quilombo. Anche nel campo politico la comunità negra ha
eletto alcuni dei suoi rappresentanti, come Benedita da Silva,
attualmente prima senatrice negra del Brasile.
Affermazione dell’identità negra
Ciò che ha unito nel corso dei secoli i movimenti negri, dalla lotta
contro la schiavitù a quella delle organizzazioni odierne, è stata la
ricerca di affermazione della propria identità culturale.
Attualmente è possibile distinguere a partire dalle proprie attività, vari tipi di entità organizzate a livello nazionale come:
– Agente di Pastoral Negros, che promuove lo sviluppo dell’identità negra a partire dall’aspetto spirituale;
– il Movimento Negro Unificado che pone maggior enfasi nella questione politica;
– Unegro che pone l’aspetto culturale come uno dei suoi obiettivi;
– Geledes, gruppo di donne negre che forniscono aiuto giuridico contro i casi di discriminazione razziale.
Oltre
a questi movimenti esistono altri gruppi che valorizzano l’estetica del
corpo negro, attraverso la produzione di vestiti e di acconciature
africane in alternativa al modello di bellezza occidentale. Vi sono,
inoltre, varie librerie e biblioteche di coscientizzazione etnica, coma
la Eboh Ltda. a S. Paulo, che riunisce più di mille opere di letteratura
negra. Particolarmente interessante è il lavoro svolto nelle scuole
dagli insegnanti negri, mirante a riscattare attraverso la
sensibilizzazione dei bambini e delle bambine alla danza, alla musica, e
alla conoscenza delle radici storiche, la cultura afro-brasiliana.
L’attività
delle varie organizzazioni, diffuse su tutto il territorio nazionale,
ha contribuito all’incremento della consapevolezza di tutta la
popolazione (non soltanto di quella negra), sulla condizione di
apartheid che caratterizza la società e, allo stesso tempo, favorito nel
corso della storia il riscatto del volto negro del Brasile.