Dalla schiavitù all’esclusione. La lotta contro la marginalizzazione dei negri in Brasile

di Dos Santos Isabel Aparecida

“Hanno rotto un pezzo della catena.
Il pezzo che ci lega ancora lo romperemo noi negri e negre del continente”

La comunità negra (1) brasiliana contrariamente a quello che racconta la storiografia, ha da sempre lottato per trasformare la propria condizione.
Se in principio la lotta era contro il regime della schiavitù, oggi questa si rivolge contro la marginalizzazione, l’esclusione e la discriminazione razziale imposta alla popolazione di origine africana non soltanto in Brasile ma in tutto il continente.
Molti storici insistono nel presentare l’immagine di un negro passivo, incapace di reagire alla propria condizione, che ha permesso al Brasile di essere l’ultima nazione, nel continente, ad abolire la schiavitù. Oltre a tale aspetto va osservato come la sottomissione negra è stata caratterizzata da centinaia di azioni, di castighi, punizioni, e di esecuzioni degli schiavi ribelli.
Lo sforzo degli studiosi brasiliani, coinvolti nella questione negra, ci ha dato la possibilità di conoscere una “storia diversa, non raccontata” nei libri ufficiali.
Per più di 300 anni di schiavitù, i negri e le negre hanno cercato vari modi per liberarsi dalla loro situazione attraverso alcune singolari forme di resistenza come: il “banzo” (2), il suicidio, l’infanticidio, i “quilombos” e l’insurrezione (3). Come sostiene Clòvis Moura (4) “Nessuno, fino ad oggi, per quanto io sappia, ha voluto trasformare la popolazione schiava in una popolazione composta di eroi nella sua totalità… ma, quello che per noi sembra essere stato considerato è che, indipendentemente da questo tipo di giudizio di valore di eroi e vili, si deve analizzare quale fu il tipo di comportamento che nella dinamica sociale contribuì per il suo acceleramento o per la sua inerzia nelle relazione di produzione schiavista” (5).

Legge aurea 1888
Quando venne firmata la legge di abolizione della schiavitù (6) meno del 30% del milione e 900 mila di schiavi sopravvissuti, rimaneva ancora sotto la proprietà dei “signori”. Numerosissime erano le invasioni alle fattorie, le fughe in massa per i “quilombos” (7) che testimoniano come il livello di insubordinazione aveva già reso di fatto impossibile la continuazione dei rapporti di schiavitù
Allo stesso tempo, subito dopo l’abolizione, mentre cresceva ed era favorita l’immigrazione degli europei, si creavano impedimenti legali alla integrazione degli “ex-schiavi” nella società; il negro venne così abbandonato alla propria sorte: senza terra, senza lavoro, senza istruzione.
Di fatto assistiamo ad un cambiamento importante: se nel periodo della “schiavitù ufficiale”, il controllo sociale avveniva in forma abbastanza violenta – distruggendo i gruppi familiari dello schiavo separando i membri per evitare la comunicazione tra di loro; cambiando i loro nomi; distruggendo le loro lingue; imponendo loro il cattolicesimo, classificando la loro religione come animista e inferiore; applicando le più diverse forme di tortura fisica, impedendo qualunque possibilità di organizzazione ecc. – dopo l’abolizione, questo controllo si espresse attraverso le forme di razzismo, il preconcetto e la discriminazione razziale. Contrariamente a quanto si è soliti pensare, uno dei principali meccanismi di “sbarramento sociale”, fu proprio l’introduzione del principio di isonomia. Una volta che si sancì l’uguaglianza di tutti dinanzi alla legge, la situazione di marginalizzazione oggettiva nella quale viveva il negro non poteva, nell’immaginario collettivo, che avere origine nella sua inferiorità.
In verità, l’uguaglianza giuridica non ha portato automaticamente alla uguaglianza di diritti, alla uguaglianza di opportunità, non ha eliminato le differenze sociali consolidate in passato nella relazione signore/schiavo.
A conferma di tali osservazioni è sufficiente analizzare le condizioni di vita attuali dei negri brasiliani, ad un secolo dall’abolizione della schiavitù: costituendo il 44% della popolazione totale, rappresentano l’85% degli abitanti delle “favelas”, il 90% dei “bambini e bambine di strada”. Per quanto concerne le condizioni di lavoro, notiamo che se il 62,7% delle donne negre guadagna fino ad uno stipendio medio (dollari 75), soltanto il 34,7% delle donne bianche riceve questo stesso stipendio. Quanto all’educazione, due dati soltanto sono sufficienti a rendere bene l’idea della situazione: il 90% dei negri in Brasile ha studiato fino alla 4» elementare, mentre la percentuale degli studenti universitari negri sul totale è dello 0,01%.

Le scorie (forme di emarginazione) della legge aurea
Oltre a tali forme di discriminazione oggettiva, si possono scorgere altre forme di emarginazione che è possibile definire soggettive e che si presentano in diversi aspetti:
a) nella letteratura che spesso presenta il negro come “il brutto”, “il ladro”, “il sottomesso”, “il pigro” e attraverso tanti altri stereotipi. é sufficiente, inoltre, pensare alla situazione di disagio nella quale vengono a trovarsi i bambini e le bambine negre già nei primi anni di scuola, nel sentirsi raccontare storie simile a quella del brutto (nero) anatroccolo o nel sognare di avere la bellezza della “Bella addormentata” o del suo principe, dagli occhi azzurri, i capelli biondi e con perfino il suo cavallo bianco;
b) nel vocabolario “razzista”, dove tutto ciò che è negativo è “negro” o “nero”. Quando una situazione diviene difficile, si dice che è “nera” . I verbi “enegrecer” (annerire) e “denegrir” (denigrare) si sa bene che non si riferiscono a cose positive;
c) nella serie di proverbi razzisti: “Il negro quando non sporca all’entrata, lo fa all’uscita”; “Il negro non muore, finisce”; “Negro insaponato, tempo perso, sapone sprecato”, “Negra per cucinare, mulatta per ballare e bianca per sposare”, ecc.
Si potrebbe continuare con questa lista, evidenziando come la democrazia razziale, basata sul rispetto delle diversità culturale, sia ben lontana dall’essere una realtà concreta, di fatto in Brasile esiste una società multirazziale ma non ancora multiculturale.
Questa pratica preconcettuosa e discriminatoria, la situazione di marginalizzazione e, infine, tutta la repressione subita dalla popolazione negra durante il regime della schiavitù, ha provocato differenti effetti nella popolazione negra, che possono essere riassunti in tre principali: subalternità, aggressività e ansietà.
Ci sono casi in cui i negri si adattano ai posti che gli sono conferiti, negano di essere stati discriminati qualche volta, cercano di imitare nel loro comportamento, e nel loro aspetto fisico, i bianchi; altri invece, assumono atteggiamenti aggressivi contro se stessi e/o gli altri (criminalità e uso di stupefacenti); altri, ancora, vivono in funzione del rifiuto dei gruppi sociali con i quali entrano in contatto, potendo dinanzi ad una reazione, assumere un comportamento aggressivo o subalterno. é bene sottolineare, comunque, come queste caratteristiche siano permanenti né appaiano ben definite, isolatamente in ogni individuo.
Oltre a ciò, la popolazione negra ha ereditato dai suoi padri, grande coraggio e allegria, elementi capaci di creare situazioni di resistenza, di lotta e di festa. Esistono molte organizzazioni di comunità negre in tutto il Brasile. Soltanto a San Paolo, secondo i dati forniti dall’ISER (Istituto di Studio di Religione), esistono 90 entità negre registrate. Questa resistenza si esprime anche, o principalmente, nei terreiros de candomblè, nelle scuole di samba, nella capoeira.

Ventilabro e nuovo crogiuolo
Negli anni ’60, l’influenza delle idee dei leader negri degli Stati Uniti (M.Luther King, Malcom X e Angela Davis) si diffonde anche in Brasile, generando numerosi movimenti che coinvolgevano però soltanto una parte della popolazione negra: quella che aveva accesso alle università o alla lettura; gli altri, invece, ossia la maggioranza esclusa, si esprimevano attraverso forme più tipicamente culturali come ad esempio le scuole di samba. Nella prima metà degli anni settanta, nacque il Movimento Negro Unificado, in seguito ad una manifestazione contro il razzismo, che coinvolse migliaia di persone. Questo movimento ebbe il merito di riprendere la discussione sulla discriminazione razziale nei diversi settori della società brasiliana e di creare numerose altre attività, nonostante tutta la repressione subita nel corso del ventennio di dittatura.
Nel 1988, ricorse il centenario della “abolizione” della schiavitù, che diede inizio ad un anno di grandi protesta da parti dei vari movimenti che si espressero anche nella convocazione della VIII Costituente brasiliana. Per la prima volta nell’Assemblea Nazionale Costituente si fece sentire la voce dei negri e delle negre, che rivendicarono il loro diritto ad uscire dalla situazione di miseria e di subalternità. In quella occasione si riuscì a criminalizzare il razzismo e a garantire la demarcazione delle terre delle comunità dei negri discendenti dai quilombos (circa 100), ossia di quei gruppi che vivono in appezzamenti di terreno sui quali sorgeva anticamente un quilombo. Anche nel campo politico la comunità negra ha eletto alcuni dei suoi rappresentanti, come Benedita da Silva, attualmente prima senatrice negra del Brasile.

Affermazione dell’identità negra
Ciò che ha unito nel corso dei secoli i movimenti negri, dalla lotta contro la schiavitù a quella delle organizzazioni odierne, è stata la ricerca di affermazione della propria identità culturale.
Attualmente è possibile distinguere a partire dalle proprie attività, vari tipi di entità organizzate a livello nazionale come:
– Agente di Pastoral Negros, che promuove lo sviluppo dell’identità negra a partire dall’aspetto spirituale;
– il Movimento Negro Unificado che pone maggior enfasi nella questione politica;
– Unegro che pone l’aspetto culturale come uno dei suoi obiettivi;
– Geledes, gruppo di donne negre che forniscono aiuto giuridico contro i casi di discriminazione razziale.
Oltre a questi movimenti esistono altri gruppi che valorizzano l’estetica del corpo negro, attraverso la produzione di vestiti e di acconciature africane in alternativa al modello di bellezza occidentale. Vi sono, inoltre, varie librerie e biblioteche di coscientizzazione etnica, coma la Eboh Ltda. a S. Paulo, che riunisce più di mille opere di letteratura negra. Particolarmente interessante è il lavoro svolto nelle scuole dagli insegnanti negri, mirante a riscattare attraverso la sensibilizzazione dei bambini e delle bambine alla danza, alla musica, e alla conoscenza delle radici storiche, la cultura afro-brasiliana.
L’attività delle varie organizzazioni, diffuse su tutto il territorio nazionale, ha contribuito all’incremento della consapevolezza di tutta la popolazione (non soltanto di quella negra), sulla condizione di apartheid che caratterizza la società e, allo stesso tempo, favorito nel corso della storia il riscatto del volto negro del Brasile.

Isabel Aparecida dos Santos
membro del gruppo Espaìço Negro,
Agente de pastoral Negra, São Paulo

(1) Nel corso dell’articolo viene usato il termine “negro” preferito a “nero” poiché questo ultimo, secondo gli Afrobrasiliani, si riferisce al colore e non, come il primo, ad una cultura.
(2) Si fa qui riferimento alla “Lei Aurea”, firmata il 13 maggio 1888, che abolì la schiavitù negra in Brasile.
(3) Le più grandi si sono avute nel 1830 e nel 1835 nello stato di Bahia. Rispettivamente rivolta “dos Males” costituita da schiavi islamisti e la secondo effettuata da negri “Nago”.
(4) Clòvis Moura, sociologo, specializzato nelle relazioni interetniche in Brasile.
(5) C. Moura, Dialetica radical do Brasil negro, Ed. Anita Ltda., 1994, pag.21.
(6) Tale forme di protesta consisteva in uno sciopero della fame prolungato fino alla morte, rappresentando quindi una perdita economica per il signore che lo aveva comprato.
(7) Raggruppamenti di negri fuggiti nella foresta. Il più grande di questi è stato il quilombo Dos Palmares, nel quale abitavano circa 3000 persone.