L’avventura cristiana di un intellettuale

di Stizza Federica

Emmanuel Mounier (Grenoble 1905-Parigi 1950), filosofo del personalismo e intellettuale impegnato, si afferma nella Francia della prima metà del secolo con il suo pensiero provocatorio e sfuggente a ogni definizione ideologica.

La sua riflessione matura in un contesto storico in forte subbuglio: il crack del 1929, lo smarrimento successivo alla Grande guerra, le rivendicazioni del movimento operaio, l’emergere dei totalitarismi sulle macerie del liberalismo. Si fa perciò risposta alla crisi della civiltà e alle reazioni contrapposte – eppure solidali nella stessa logica mistificante – che ne scaturiscono: liberalismo o totalitarismo, individualismo o collettivismo, spiritualismo o materialismo, catastrofismo o utopismo, conservatorismo o progressismo socialista.

Per la formazione di Mounier è significativo il contesto culturale-filosofico dell’immediato secondo dopoguerra, animato dall’esigenza di un profondo rinnovamento, che prende avvio dalle domande sulla persona e sull’altro: in Marcel, Buber, Lévinas, RicÅ“ur, come pure in Sartre, Jaspers, Landsberg, Lacroix, Berdjaev. Anche il dialogo critico e ravvicinato con l’area cattolica, in bilico tra intransigenze reazionarie e timidi riformismi, tra immobilismo e risveglio, contribuisce in modo rilevante allo sviluppo del suo pensiero.

In tale complesso scenario, la risposta di Mounier si affida allo slogan di Refaire la renaissance: rottura radicale con gli statici dualismi dei disordini stabiliti; farsi carico delle controversie economiche, socio-politiche, interne allo stesso cristianesimo; risveglio all’inquietudine etica della persona, alla responsabilità per l’altro. Persona e alterità sono il punto nodale del suo pensiero, un dinamico esser verso l’altro, che permette di ripensare trascendenza e incarnazione, singolarità e comunità, comunione-dialogo e pluralismo, eccezionalità e quotidianità-storicità, impegno ed esistenza. Il suo ottimismo tragico, la sua etica concreta, il suo cristianesimo incarnato, sono un tentativo di pensare diversamente che si fa rivoluzione personalista e comunitaria, umana.

Nella fondazione (1932) e nell’animazione della rivista cattolica d’avanguardia Esprit il pensiero di Mounier, così attento alle questioni sociali e politiche, prende corpo. Nel tempo, coinvolgerà intellettuali del calibro di Lacroix, Landsberg, Berdjaev, Domenach, Marcel e RicÅ“ur. Pensiero quindi inscindibile dalla denuncia di ogni ideologia e dalla tragica esperienza della guerra: con la resistenza al governo di Vichy, e il conseguente arresto nel 1942, arriva la sospensione delle pubblicazioni, riprese solo nel 1944. Pensiero engagé, vocazione di un intellettuale, di un uomo chiamato a testimoniare l’avventura cristiana dell’esser persona.

Federica Stizza, Responsabile Ufficio Coordinamento e Tutoraggio presso il Corso di Laurea in Mediazione Linguistica, UMANITARIA ” CIELS