Ricordiamo Agitu Ideo Gudeta
Agitu Ideo Gudeta, uccisa qualche giorno prima della fine del 2020 nella sua casa di Frassilongo (TN), aveva partecipato nel 2019 alla festa nazionale di Macondo per portare la sua testimonianza di pace sulla fraternità e l’accoglienza.
La ricordiamo attraverso le parole di Egidio Cardini, milanese e redattore di Madrugada e una poesia di Lucia Coppola.
Dacci oggi il nostro amore quotidiano
La morte di Agitu Ideo Gudeta è una delle tante sconfitte, l’ennesima, che il Bene in questi tempi durissimi e difficili ha subìto.
Questa donna etiope, residente in Italia, laureata in sociologia, imprenditrice in agricoltura biologica, simbolo dell’integrazione e di una società di pace e di giustizia, è stata uccisa in modo orrendo da un cittadino ghanese, da lei assunto per dedicarsi alla pastorizia nella sua azienda tra le montagne sopra Trento, pare per un ritardo nel pagamento dello stipendio. Sembra inoltre che il suo assassino abbia infierito con abusi terribili su di lei morente. Insomma, una manifestazione diabolica di quanto il male possa penetrare in un essere umano, portandolo a commettere azioni spaventose.
Senza dubbio oggi, in quest’oggi per noi così amaro, tutti i razzisti d’Italia saranno felicissimi, mentre noi chiudiamo un’altra volta porte e finestre per il lutto.
Agitu era scesa dalla sua montagna per parlare della sua vita bella durante un incontro di Macondo, a Bassano del Grappa. Mi dicono che il nostro amico Giuseppe Stoppiglia salisse ogni tanto a trovarla nella Valle dei Mócheni, dove vive una popolazione trentina che parla un dialetto germanico, e che ne fosse quasi innamorato, o meglio, che fosse innamorato della sua storia, perché Giuseppe si innamorava delle persone con una storia e non si curava di chi non avesse storia.
Quando Agitu è scesa dai Mócheni io non c’ero e quindi non l’ho mai conosciuta e questo mi dà una grande recriminazione. Però il racconto della sua storia, fatta di atti d’indipendenza, di ribellione, di dignità e di coraggio mi fa pensare che le storie dei Giusti hanno spesso, o forse quasi sempre, il loro esito in una Passione dolorosa e che, in fin dei conti, non possa che essere così.
Giuseppe sapeva individuare gli esseri umani, traendoli dagli angoli più nascosti del mondo, proprio per questa loro costante associazione tra il desiderio del riscatto e la strettoia della sofferenza, in vista di una Redenzione laica e al tempo stesso religiosa.
Per noi che crediamo nelle cose belle della vita e che ci battiamo per affermare il valore più semplice di tutti, vale a dire l’uguaglianza piena tra gli esseri umani, sono giorni durissimi, difficili, pesanti, aspri. Giorni di sconfitte.
Ci inquieta la sensazione che oggi il male abbia trovato una strategia più subdola e strisciante. Esso non ha più bisogno di un grande sistema di morte né di un nazionalsocialismo o di uno stalinismo né di una guerra planetaria né di genocidi pianificati scientificamente. Al contrario ha spezzettato le infamie, le ha sminuzzate dentro una rete interminabile di oscure nefandezze e in una miriade di torti, di ingiustizie, di menzogne, di prevaricazioni, di violenze minime, di calunnie brucianti, di ingiurie impietose, di dolori domestici, di diritti negati, di imposizioni arroganti, di omicidi silenziosi, di abbandoni sprezzanti. Dentro la rete inestricabile dell’odio quotidiano.
Nella Chiesa cattolica abbiamo cambiato leggermente il testo del Padre Nostro, chiedendo al nostro Dio di «non abbandonarci alla tentazione». Andrei oltre.
Per noi l’amore, inteso come riconoscimento dell’integrità della vita umana e dell’altro in tutte le sue dimensioni, è come il pane quotidiano, l’»ártos epiúsios» del Vangelo secondo Matteo. Senza non si vive e senza l’amore fatto giustizia non si arriva al giorno dopo.
A volte, presi dalla delusione per l’ennesima sconfitta, viene da pregare il Padre, sostituendo ancora le parole del Padre Nostro, stavolta con un’operazione linguisticamente arbitraria, ma visceralmente umana.
«Dacci oggi il nostro amore quotidiano».
Ci manca e ce lo portano via. Ecco perché in questa notte gelida alla fine del 2020 si fa fatica, si fa davvero tanta fatica.
[Egidio Cardini]
Poesia per Agitu
La valle si tinge di viola nella sera che incombe.
Il suo respiro di nebbia e di nuvole basse si mescola al tuo.
Affannato, impaurito e poi sempre più lieve.
E diventi di neve.
Il tuo cuore di ghiaccio.
Più non pulsa l’amore nel tuo corpo leggero e potente, sono ferme le mani sapienti.
Sono spenti i colori.
Ed èà sera.
E silenzio.
Resta solo un sorriso sospeso sul tuo volto di cera.
Una lacrima che ha chiesto pietà e compassione.
Eri Africa e sole.
Coraggio e cultura.
E lavoro e fatica.
Eri gioia e bellezza.
Energia.
Saggezza antica.
Riscatto.
Donna libera.
Ora tace la valle ammantata di neve. Piange il cielo. Si chiudono i monti.
Resta un volo di falco che plana.
Il gorgoglio di una fonte. La purezza del tuo sogno interrotto. Il brutale distacco. E tristezza.
Una vita rubata, spezzata. La tua dolce Agitu.
Ma sul pianto del mondo ora aleggia il tuo spirito indomito, la tua anima sottile ora e sempre èà natura.
Compassione. Coraggio. Sorriso.
Ora èà terra che dorme e riposa custodendo i suoi frutti.
Ora è alito caldo di capre felici.
Tu rimani. Regina per sempre della valle e del cielo d’ inverno.
Nel rimpianto di un giorno che non trova la luce.
A noi il pianto e il ricordo. A noi tuttià il tuo sogno di pace.
[Lucia Coppola]