Ho sognato un coccodrillo

di Comitato di Redazione

Cadono le foglie e quelle che restano sono gialle, rosse e verdi. L’albero dei cachi le ha perse tutte, insieme ai frutti. L’autunno arriva per abitudine, ma non fa freddo ancora.
Ma veniamo all’esposizione di questo numero, che porta gli anni del premier.
Giuseppe, già in scadenza di mandato come Bush (ci sarà un altro Barack Obama?), nel controcorrente Se la povertà è un delitto afferma che il mercato e la globalizzazione ci hanno tolto, assieme alla ragione, anche l’anima e abbiamo scaricato sul povero e l’emarginato le nostre paure e la nostra vuota baldanza.
Questa notte ho sognato: quattro uomini attorno a un coccodrillo, non era un caimano, e prima di ucciderlo gli facevano fare tre giri, e sono i tre pezzi del monografico sui Totalitarismi striscianti, curati da Elisabetta Pavani.
Nel guscio il regime totalitario assume la legge del più forte, il pensiero unico del mercato e ha come obiettivo il benessere del proprio gruppo, a scapito degli altri.
Nell’intervista al professor Galli, Elisabetta afferma che la democrazia oggi è rappresentativa e si salva solo se la legge sta al di sopra di tutti e tutti sono sottoposti alla legge e se l’economia non soffoca il ruolo di governo.
Nell’ultimo articolo, tratto dall’intervista alla professoressa Giuditta Brunelli, si puntualizza l’importanza di difendere la Costituzione nelle sue parti, attenti alle forze esterne che indeboliscono lo Stato, alle prepotenze interne che, in nome dell’ordine, minacciano gli strati sociali emarginati e le fasce discriminate per genere.
Nelle scritture a confronto sulla carità, il rabbino di Padova, Adolfo Locci, scrive che la carità si esprime attraverso la tzedakà e passa a chi ha bisogno quel sovrappiù che ci appartiene tramite un fondo comunitario.
Per la musulmana Meriem Finti, carità e preghiera s’identificano, ma lo scambio dei beni materiali e immateriali tra chi possiede e chi no, è un atto doveroso di solidarietà. La cristiana Elide Siviero ricorda che la carità è l’amore di Dio che ci spinge ad amare, non s’identifica con le nostre buone azioni, anche se si esprime attraverso di esse.
Nella vetrina dei libri Alberto Gaiani illustra il libro di Gherardo Colombo, Sulle regole, che scrive per riavvicinare la gente al senso della legge, alla sua funzione democratica.
Nella rubrica dal diritto ai diritti, Fulvio Cortese propone una lettura articolata di società orizzontale e società verticale e conclude con una domanda incalzante.
Sara Deganello in Estate, tempo di code al casello, ci propone la scena infernale descritta in «Elianto» da Stefano Benni, l’imbottigliamento della democrazia a ogni fine settimana, nel tratto Milano-Genova.
Bruna Peyrot con Il Brasile al voto amministrativo analizza i risultati del voto e le nuove tendenze del Partito dei Lavoratori.
Fabrizio Panebianco per l’economia ci parla dell’attuale Crisi finanziaria, ne espone le cause, ne individua a lungo termine la cura.
Al pianoterra Giovanni Realdi scrive Il fardello dell’uomo stanco che, dopo la battuta della signora occhialuta, chiuso nella torre, assediato da filosofi e cantautori, pensa al che fare di/in questa vita tranquilla, spericolata, disperata.
Turus Guido, nuova penna per le nostre rubriche, con chilomicroni apre una carrellata di informazioni sul cibo, sulle relazioni con la vita dell’uomo, la sua cultura, la religione, e con lo scambio interculturale.
Il cronista autunnale di Macondo e dintorni improvvisa le sue storie, che hanno parvenze temporali.
Le immagini di questo numero sono delle tavole di Licia Bertin, che ci coinvolgono emotivamente nella natura delle cose.
Attraverso le opere di quest’artista padovana siamo trasportati in una dimensione altra, dove il tempo si è interrotto nella sua incessante corsa. Tra reale e fantasia si articola la composizione creativa dell’artista che chiede anche a noi di entrare con lei in questo spazio senza tempo, di attingere a piene mani alla magia dell’universo e di quello che in esso vi è stato e vi sarà.