Tutto ciò che è reale è razionale, anche il sogno

di Alberton Diego

E il seme dell’utopia “cadde sulle spine e le spine
crebbero e lo soffocarono”.
[Matteo 13,7]

Corro, attraverso un mosaico di luci e ombre,
una foresta sconosciuta dove lo scorrere del tempo
è scandito dai cuori silenziosi dei suoi maestosi abitanti.
Il mio ansimare di animale impaurito
copre il tonfo ovattato dei piedi nudi sui muschi.
L’aria, umida e fragrante, è un fluido immateriale
nel quale mi muovo come creatura nel grembo materno.
Ho riposato nel verde ventre della madre silvestre
ed ora sto nuovamente venendo alla luce.
Scorgo un bagliore tra le oscure volte
di questa immensa cattedrale. Si avvicina rapido.
Chiudo gli occhi e mi getto nella breccia luminosa…
Il passaggio è traumatico.
Le pupille, dilatate dalla penombra, sono ora
teste di spillo e la pelle brucia per il calore.
Lentamente mi riprendo… e vedo.

Oltre l’involucro
Davanti ai miei occhi si apre una pianura
rigogliosa e vasta, abitata probabilmente da giganti.
Poi… uomini. Nudi, coi volti pittati di cielo e fuoco.
Uomini dalla pelle del colore della terra,
scaturiti da essa come suoi frutti naturali;
provo vergogna delle mie pallide membra.
I tratti dei visi, nobili e vigorosi,
lasciano trasparire una saggezza arcana,
non fondata sui libri.
Con un gesto mi invitano a seguirli.
È il crepuscolo quando raggiungiamo il loro villaggio.
Qui li aspettano donne, vecchie e bambini
dalle medesime fattezze.
Gli ultimi mi circondano incuriositi.
Un enorme falò illumina il cuore di questo microcosmo,
dove le abitazioni paiono possedere radici.
Mangiamo tutti attorno al sole,
lasciandoci la notte alle spalle.
Giovani donne cominciano a danzare
seguendo suoni portati dal vento.
Mi invitano a fare altrettanto.
Mi muovo goffo e impacciato accanto a queste figure,
sinuose come le vampe del fuoco che ci riscalda.
Una di loro mi trae in disparte,
sussurrandomi all’orecchio, nel suo strano idioma,
parole che non ho bisogno di capire…

Confuso risveglio
Poi qualcosa mi colpisce!
Odo delle grida nella mia lingua… “tierra”…
Mi sveglio confuso e stanco.
Sottocoperta e sul ponte tutti sono agitati.
Sembra sia stata avvistata un’isola.
Finalmente ci siamo riusciti, Dio sia lodato!
Oggi entriamo nella storia.

12 ottobre 1492
Vincente Anes Pinzìõn, Capitano di vascello
della caravella NiÁ±a di sua Maestà Ysabela d’Aragona