Brasile 2023,  un  futuro di speranza?

di Mauro Furlan

È molto tempo che non scrivo, primo perché scrivere chiede tempo ed è impegnativo. Secondo perché già tante persone scrivono e mi chiedo cosa aggiungo io a questo marasma di informazione. Terzo vedere che quello che ha successo e viene replicato in rete sono critiche rabbiose e radicalizzazioni. Per ultimo  mi chiedo a chi interessa quello che scrivo sul Brasile visto che non offro notizie bomba. Però scrivo questo pezzo visto che alcuni amici mi hanno chiesto di parlare un poco della situazione del Brasile oggi. E allora cominciamo.

 Le elezioni di ottobre 2022

Il 2022 è stato un anno difficile, le posizioni erano radicali, era difficile discutere, una guerra mediatica di disinformazione, odio, rabbia. Un paese diviso e lo si è visto nel risultato finale che ha visto la vittoria di Lula con poco piú di un milione di voti di vantaggio. Però a livello di elezioni di deputati e senatori sia a livello federale che negli stati, la vittoria è stata del partito di Bolsonaro e dei partiti di centro destra. Bolsonaro ha perso nella lotta per la presidenza principalmente per come si è comportato nella pandemia, questo è stato rivelato in ricerche recenti. Se lui avesse avuto una posizione differente e avesse organizzato la lotta contro il virus, sarebbe stato rieletto.
Bolsonaro ha perso, ma sulla scena ci sono ancora i veri protagonisti del successo di Bolsonaro con le loro rivendicazioni. I militari con la loro idea di essere i salvatori della patria e la loro purezza di fronte alla corruzione del paese; le chiese evangeliche con la loro sete di potere e di essere i difensori di Dio, Patria e famiglia contro la degenerazione culturale del mondo lgbt;i grandi produttori agricoli con le loro esportazioni che garantiscono l’eccedenza della bilancia commerciale e vogliono aumentare il prodotto espandendosi in Amazzonia; il mondo delle polizie, poliziotti, che combattono il sistema corrotto e la violenza che dilaga; e per ultimo quelli che usano il trasporto stradale e consumano gasolio che è diventato sempre più caro.
È finita da tempo l´era dei movimenti sociali, dei diritti delle popolazioni minoritarie, della forza dei sindacati, del pensare un Brasile egualitario con le riforme strutturali mai iniziate. Il capitalismo e l’individualismo hanno vinto e quello che oggi conta sono le reti sociali, che aggregano cavalcando paure e nuove rivendicazioni.
Bisogna dire che la destra per anni non ha avuto intellettuali che sapessero organizzare un pensiero in conflitto/dialogo con il pensiero di sinistra; in Brasile invece s’è presentato un personaggio, che ha formato una scuola di pensiero da contrapporre al pensiero “comunista”.  Olavo de Carvalho è stato il mentore intellettuale di Bolsonaro e di tutta la destra. Questo nuovo pensiero di destra sistematico si è diffuso attraverso una macchina di informazione che ha usato le reti sociali e che lavora contro la democrazia e accentua il radicalismo.

 Il discorso di Lula nel giorno del suo insediamento

Lula nel giorno della “posse” ( presa dei poteri n.d.r.), il primo di gennaio ha fatto due discorsi, al parlamento e al popolo in piazza, dove ha espresso il suo programma che  si può riassumere nei seguenti punti:
1) lotta alla fame (in Brasile 33 milioni non si alimentano in modo sufficiente.
2) ricostruire le politiche pubbliche che i governi anteriori hanno distrutto (il sistema educativo, il sistema sanitario).
3) difesa della Amazzonia e dei popoli indigeni (Lula ha creato il ministero delle popolazioni indigene).  4) Ridare importanza alla cultura con le politiche di incentivo al mondo artistico.
5) diritti delle donne, lotta alla discriminazione e al razzismo.
6) rimettere il Brasile nel circuito internazionale.
Lula ha affermato che sarà il presidente di tutti i 215 milioni di brasiliani, rifiuta il radicalismo e ha invitato tutti all’unità e ricostruzione di un Brasile giusto, solidale, democratico.

 Le grandi sfide del governo Lula

Davanti a sé il governo Lula ha una grande sfida sia politica sia sociale. Politicamente sarà dura perché la maggioranza di deputati e senatori eletti sono  dell´opposizione  e Lula dovrà convincerli ad appoggiare il governo e le sue iniziative. Come potrà ottenere il loro appoggio? Il metodo antico che lui aveva usato era dividere tra i partiti i ministeri e la gestione delle grandi imprese statali. Strategia che lo ha portato ad essere incriminato. Da un punto di vista economico il Brasile non è messo bene, non ci sono soldi, ma bisogna far girare l’economia. Lula vuole fare investimenti nel sociale e riprendere le grandi opere pubbliche -come il programma di case popolari- per dare impiego e far girare l´economia. I governi precedenti avevano iniziato un grande processo di privatizzazione e ci sono riusciti in alcune aziende, ma Lula è contrario e sta bloccando il processo specie della Eletrobras che gestisce la produzione di energia elettrica.
Poi c’è la grande questione della benzina che è necessaria per il trasporto che in Brasile è tutto su ruote. Da ultimo resta aperta la gestione delle reti sociali e del radicalismo che assieme all’estremismo hanno un grande successo in rete.

 Il Brasile profondo e la sua complessità

Da un punto di vista sociale la grande domanda è quanto  conservatore, fascista e radicale sia il Brasile. Una stima fatta da alcuni giornalisti dice che un 20% dei brasiliani è fanatico bolsonarista, questo sarebbe lo zoccolo duro. Ma sarà proprio così? Una inchiesta fatta recentemente per valutare il primo mese di governo di Lula rivela che il 40%  considera il governo positivo, la maggioranza di chi apprezza vive nel nordest del Brasile, mentre nel sud est Lula è meno popolare.  Le donne appoggiano Lula più degli uomini e gli evangelici nella maggioranza non lo apprezzano. Per dire quanto controverso sia il pensiero dei brasiliani in una ricerca recente il 56% afferma che è dovere dei genitori picchiare i figli quando passano i limiti; solo il 25% difende la legalizzazione dell’aborto; il 60% dice che il dibattito dei diritti  delle donne nel lavoro è superato anche tra gli elettori di Lula; il 48% dice che non c’è nessun problema quando due persone dello stesso sesso si baciano in pubblico; il 90% dice che si pagano troppe tasse; il 60% è contro l´idea che politici occupino la direzioni di aziende statali; il 47% vuole privatizzare le aziende fornitrici di servizi di acqua e fognari; il 47% non vuole la privatizzazione di aziende di energia; il, 92% è contro il disboscamento dell’Amazzonia ; più del 60% dice che l’inflazione crescerà; il 94% si sono dichiarati contrari all’attacco compiuto l´8 gennaio da una folla di manifestanti contro la sede dei tre poteri a Brasilia e tutti hanno approvato l´aiuto e la solidarietà del governo Lula al popolo Yanomami, insieme alla lotta contro i cacciatori di oro illegale in terra indigena. Questo per dire quanto complessa sia la realtà, come pure non sia omogeneo l’elettorato bolsonarista.

 União e reconstrução

 Unione e ricostruzione, queste due parole sono il motto del governo Lula. Certamente si vive un clima si speranza e di sollievo. Le strutture democratiche hanno resistito al tentativo di colpo di Stato, ma come ha ricordato Lula, molte forze agiscono per difendere gli interessi e i privilegi di quel 5% di brasiliani  che detiene la quasi totalità della ricchezza del Paese. È questo a mio avviso il grande groviglio della struttura socio economica del Brasile.

Mauro Furlan

Referente della casa “Maria Stoppiglia” di RIo de Janeiro