Il centro del mondo

di Comitato di Redazione

Caro lettore e cara lettrice,

abbiamo lanciato una grande rete ed abbiamo pescato pesci piccoli e pesci colorati; non portano i numeri della fortuna sulla coda, portano voci di terre lontane e mari prossimi.
Enzo Demarchi in Terapia dell’imperfezione racconta una storia nota, con la regia insolita di rendere avvincente una storia conosciuta, che era passata sotto i nostri occhi sonnolenti come la sequenza di un film vecchio e ingiallito. Confrontarsi con il nostro limite. E qui cadiamo nella rete anche noi; una rete a maglie larghe, a maglie strette; ed è come un labirinto ed una sirena; un gioco di specchi ed una folgorazione.
Arnaldo De Vidi intesse la rete e rimanda ai giochi complessi che gli uomini costruiscono nel tempo e tra le loro case con il guscio di “Interculturalità”, monografia imperfetta del numero trentadue. Per la maglia stretta della mia cultura entro in un mare grande, dove le correnti sono impetuose e i fondali profondi a dismisura.
E vorrei dare un nome unico alle cose per trovare la direzione; e mi si presentano pesci dagli occhi nuovi e sulla coda portano mille colori nel lavoro di Mario Bertin, saggio su di un mondo che annega ed emerge forse dagli imperi dell’omologazione Per un Umanesimo meticcio. Filtra un raggio di luce rossa; forse una granata che illumina sotto un ponte una città luogo di incontro un tempo prima della guerra di molte lingue di tante culture. E Sarajevo ricompare nel libro di Dzevad Karahasan, Il centro del mondo.
Novembre ed è tempo di migrazioni per i pesci, che si tuffano in Controcorrente di Giuseppe Stoppiglia, per cercare le acque dolci, senza perdere la loro interiorità, la loro identità; e trovare una nuova Sarajevo in fuga Dopo l’omologazione della Torre.
Yarona dall’Italia, da Israele scrive una lettera che è diretta a Giuseppe, a Macondo, ma è diretta a ciascuno che ha fatto del suo cuore un mare, un’insenatura dove trovino riparo le zattere di piccolo cabotaggio costrette a navigare in mare aperto, e che trasportano il grande tesoro della vita.
In fondo al mare incontrare Natale fa strano; perché faticano le cornamuse a suonare; e cadono corpi sul fondo bluastro dispersi da un odio cupo di secoli, che esplode come folgore sui corpi dei Maya nella lirica di Kuauhkoatl.
Di stanza nella grande piazza del medioevo Ivo Grande incontra truppe militari che alzano reti per catturare volatili e selvaggina al passo, giovane. In A colloquio con Naja si sforza di parlare ad un generale “pacifico”, che conosce fino in fondo le tecniche della pace, difesa dalla guerra; s’offende il buon senso forse, ma il bimbo si diverte, e nel giuoco impara le tecniche del massacro. Ma noi, intanto, con Monini, ci mettiamo sull’attenti per rendere Onore ai soldatini vigliacchi.
Nelle strade di Salvador, Egidio Cardini incontra folle di uomini e di donne, allegri e spensierati come bambini; belli e indifesi come fanciulli nelle strade di Rio; la rivolta dei poveri esploderà, e non avrà i caratteri della nostra rabbia, ma la forza travolgente de Il popolo bambino. Vibra sull’onda la cantilena del cantastorie inatteso; e l’onda d’agosto pregna di fosforo scossa e tremula brilla nella notte di stelle cadenti.
Conclude Chiara Cucchini con I capogiri che illustrano le fotografie di Adriano Boscato e la nostra crociera modesta, il viaggio oltre l’onda cupa dell’incomunicabilità.