La qualità della vita non dipende dal PIL

di Comitato di Redazione

Come stai? Bene! Sto decrescendo! Mica male, sei a dieta? No, vado a piedi! Una conversazione tra Stati confinanti verso il tremila, quando il Mediterraneo è già arrivato a Bolzano.
Passano sotto la mia finestra le corriere che vanno a Roma per il giorno della famiglia, che tradotto significa Family Day: una manifestazione religiosa, civile e laica, passano i gonfaloni e qualcuno canta: «Bianco Padre che da Roma ci sei meta, luce e guida».
Ma veniamo a noi, ché lo spazio concesso è poco: Giuseppe Stoppiglia per il controcorrente scrive su Famiglia e morale sessuale. Il primato della coscienza e l’autorità morale. L’autorità prende origine dal vangelo e affronta le questioni in modo articolato e complesso; la riflessione sull’argomento è pura coincidenza.
Li avevamo lasciati sul treno per Bolzano, a due passi dal mare, e stavano parlando di decrescita che è l’argomento del monografico, una tavola rotonda attorno alla quale interviene Achille Rossi che in Decrescita, una proposta polemica e politica scrive che negli ultimi quattro secoli l’economia occidentale si è sganciata progressivamente dalla società, è diventata il cuore del sistema e ha come obiettivo la massimizzazione del profitto.
Segue Bruno Amoroso, che affronta in termini macroeconomici l’argomento in Per un nuovo alfabeto dell’economia e della società e scrive che l’economia capitalistica ha visto nella crescita il mezzo naturale d’incremento del profitto, e così la stessa critica marxista non criticava l’obiettivo della crescita economica, né metteva in dubbio il carattere espansivo del capitalismo rivolto alla conquista di nuovi mercati e nuovi consumatori.
A questo punto sulla tavola scoppia la guerra. Si chiede, infatti, Umberto Curi in Una alternativa alla guerra infinita, quale potrà essere il rimedio, l’antidoto alla strategia militare proclamata da Bush a difesa del tenore di vita degli americani. Forse nelle parole di papa Wojtyla che gridava: «Se l’Occidente vuole la pace, deve digiunare», frase profetica, che va oltre il significato religioso.
Conclude il monografico Riccardo Troisi con una provocazione: la decrescita è uno slogan. E poi, continua in Decrescita e movimenti, una sfida appena iniziata, da tempo i movimenti denunciano in diverso modo il «suicidio» di questo modello di sviluppo e hanno iniziato a proporre campagne e pratiche alternative.
Abbandoniamo la discussione ed entriamo nella preziosa rubrica delle scritture a confronto, che questa volta si cimenta su individuo che si può contrapporre a comunità o in essa integrarsi, che prende vita da questa e mantiene la propria responsabilità. Yarona Pinhas, Patrizia Khadija Dal Monte e Carlo Broccardo assumono la parola assegnata e la conducono per mano tra le scritture.
Ricchissima la pagina dei «libri» con Carmine di Sante, La passione di Gesù e Raimon Panikkar, Massimo Cacciari, Jean Léonard Touadi, Il problema dell’altro.
Mario Bertin in Lett(erat)ure della fine ci introduce in uno spaccato della letteratura americana, del naufragio, della persona nascosta dietro la maschera. Non è uno sguardo dimesso, rassegnato, ma la visione di un appiattimento culturale.
Fulvio Cortese arriva trafelato con Gli sviluppi del principio democratico e propone una riflessione sul principio democratico di rappresentanza, la ricerca di nuovi modelli atti a garantire l’autonomia dell’individuo e delle minoranze, la capacità dello Stato di far fronte alle sfide della globalizzazione.
A teatro incontriamo padre Arnaldo de Vidi per vedere l’ultimo spettacolo di Ermanno Olmi, Centochiodi, che corre sul rapporto tra cultura e vita che pulsa, amore che scalda.
Egidio Cardini mi telefona: «Sono a Á“ssios Loukás, sulla tomba di Vassilissa», un amore perduto nel vento, tra le piante di rosmarino, sotto un balcone sospeso sul precipizio.
Un salto in sala radio per sentire Sara Deganello che racconta la sua prima esperienza di inesperta ingenua alla ricerca della notizia. Alterna, nel confronto, radio commerciale e radio di informazione, voce del marketing e voce del bene comune, radio rural e radio capital, in un confronto speculare giocoso e amaro. Leggi l’articolo: Comunicare con il pubblico, una fatica d’amore.
E si arena il cronista distratto in Macondo e dintorni.
La pagina suggestiva di Mario Rebeschini illustra la fatica visiva di quattro grandi fotografi di cui tu, lettore, non hai potuto godere i colori e lasciarti portar dal respiro dei Gitanos, nel vento della Camargue.