Macondo e dintorni

di Farinelli Gaetano

6 agosto 2006 – Zlaca, cantone di Tuzla, Bosnia Erzegovina. Campo bianco. Sarebbe presunzione fare la cronaca di quei giorni, raccontare gli incontri, le testimonianze, le emozioni. D’altra parte sono diversi gli scenari in cui si svolge l’attività di quei giorni e il flusso dei partecipanti ha seguito varie strade: in corriera, in aereo e in macchina, e ciascuno ha avuto i suoi inconvenienti. Campo bianco ha l’obiettivo di fare incontrare persone di nazionalità diversa attorno al tema del lavoro e della sua organizzazione, sul volontariato che si svolge in Italia e sulla solidarietà tra gruppi familiari in Bosnia, dove non si può ancora parlare di volontariato stabile e programmato. Sono lavoratori, sindacalisti e volontari a scambiare tra di loro esperienze di vita su terreni e cammini diversi. Al campo non ci sono relatori ufficiali; il lavoro si svolge attraverso le testimonianze, gli incontri con persone del luogo, con le autorità, attraverso la musica, l’arte, la visita alle città di Sarajevo, Tuzla, Srebrenica. Quando i ragazzi del Campo bianco si sono incontrati a Srebrenica con gli uomini del sindacato provenienti dal Veneto e dalla Lombardia, hanno superato quota cento. C’è stato l’incontro con il sindaco e con il direttore didattico della scuola locale, distrutta durante l’assedio: «Dobrodosli, benvenuti!».
Ci ricevono nella sala del municipio e poi si passa nella scuola semidistrutta.
Nel pomeriggio visita al Memoriale, il camposanto dove sono sepolte le vittime del rastrellamento compiuto dai serbi nel 1995, quando furono uccisi diecimila musulmani della Bosnia.
8 agosto 2006 – Pove del Grappa (Vi). Visita di Giovanna Binotto, che lavora come volontaria nello stato di San Paolo, a Sorocaba. È una serata calda. Un volontario parte a requisire una vaschetta di gelato: tutte le gelaterie attorno sono chiuse. Rientra dopo un’ora e quarantadue minuti; le aveva passate tutte ma non si ricordava l’ultima. Qualcuno ha già fatto visita a Giovanna che dirige un laboratorio tessile dove lavorano ragazze madri: fanno bambole di pezza, colorate, alcune sono anatomiche, con la funzione psicologica e pedagogica per un approccio al corpo in termini non astratti.
16 agosto 2006 – Andhra Pradesh, India. Riporto un biglietto di Carlo Basso: «Il 16 agosto sono partito assieme ad altri 20 Dottor Clown per un viaggio in India, nella regione dell’Andhra Pradesh. Per tre settimane il nostro Clown Indian Tour ci ha portato con il nostro spettacolino a incontrare migliaia di bambini e bambine in orfanotrofi, scuole, slums (baraccopoli). Come un arcobaleno, d’improvviso, i bambini ci hanno visti apparire con i nostri vestiti colorati e strani, i nasi rossi, le magie e le musiche, incantati a guardare per la prima volta le bolle di sapone; e ci hanno sempre ricambiato con sorrisi, abbracci, baci e piccoli regali. Abbiamo incontrato anche i bambini di strada quando la sera si ritrovavano nella stazione dei treni in cerca di cibo».
18 agosto 2006 – Lago Trasimeno (Pg). Inizia il campo per i giovani. Il titolo: Parole nuove per (R)esistere. I novelli isolani (venti per la cronaca) sono esigenti e sopportano stoicamente le fatiche della riflessione e le provocazioni dei testimoni. Alberto Gaiani li accompagna nel mondo delle parole e apre nuovi percorsi di significato; al suo fianco, Anna stempera la filosofia, curando le punture delle vespe. La giornalista Lucia Vastano fa assaporare loro l’amaro sapore del «mercato delle parole» del giornalismo moderno (o tale presunto) dove la verità si compra un tanto al chilo e la notizia sconvolge la realtà fino a farla sembrare vera.
I nostri poi si catapultano nell’espressione del corpo guidati da Davide Lenisa, attore e amico fidato di Macondo, che li sfianca e li plasma, intrecciando gesti e parole con silenzi e equilibri. Fa caldo e il lago è fermo; si muovono sull’erba al passaggio miriadi di moscerini e il caffè è accompagnato dal ronzio delle vespe che invece di cercare fiori cercano melassa.
Chi si avventura all’imbrunire, senza mappa, nell’isola Polvese, si perde come è capitato a due ospiti del campo, un poco anziani, rintracciati dopo ore di ricerca coi cani da tartufo, che in tempo di secca servono ad altro.
In ultimo Giuseppe Stoppiglia tira le somme, recuperando il filo che lega l’esistere al resistere, la parola all’azione. Il campo chiude il giorno 24, dopo la verifica.
30 agosto 2006 – Sono rimasto fermo sulla porta quando Giuseppe mi ha riferito della morte di Lucia. L’avevo conosciuta a Venezia, in un appartamento con una finestrella che dava sull’altare di una chiesetta di suore: un angolo di cielo, diceva lei. Poi ci eravamo fermati a mangiare assieme con lei, i genitori Vito e Paola Boschetto e gli zii Benito e Valeria. Un donna giovane, bella, intelligente e sensibile, alla ricerca di un senso che fatichiamo a ritrovare nei meccanismi rigidi dell’economico, che stringe e soffoca il politico quando amministra la giustizia e cerca la verità, implorate dai volti di chi grida e piange. La sua morte è per noi un pegno a continuare a frugare, cercare e costruire un senso nella giustizia e nella verità; e tra le lacrime di chi la piange aprire uno spiraglio di speranza presente.
1/3 settembre 2006 – Asiago (Vi).
Convegno: Gerusalemme perduta: la globalizzazione uccide lo spirito? La frequenza si aggira tra i cento e i centocinquanta aderenti. Quattro i relatori che si alternano nelle conversazioni: Sara Ongaro, Roberto Mancini, Paolo Rumiz e Carmine di Sante. Coordina Giuseppe Stoppiglia. Le relazioni sono state registrate e poi trascritte e il loro testo compare nel sito di Macondo.
Sara Ongaro – Prima affronta gli ascoltatori, coinvolgendoli attraverso il sentimento e la corporeità, poi dà inizio alla relazione frontale: la vittoria del sistema capitalistico consiste nel fatto di avere collocato la merce, il desiderio della merce, nel punto più profondo dell’essere umano, nella sua identità personale, fino a stravolgere i bisogni minimi, i bisogni basilari dell’essere umano. Il punto debole del capitalismo è la questione ambientale, perché questo sistema dentro cui noi viviamo, il pianeta Terra, il sistema solare, l’universo, hanno delle leggi ferree, che sono le leggi della termodinamica. Tale sistema uccide la spiritualità; solo nel recupero della spiritualità a partire da sé e nella relazione con gli altri si può resistere, attraverso azioni che sono dello spirito, le azioni che si possono riprodurre, le azioni del contenimento e non del consumo.
Ma la spiritualità si nutre di fede e di speranza fin da ora.
Roberto Mancini – La prima cosa è risvegliarsi dal sonno e dall’incubo; e guardare in faccia il futuro, e sono gli uomini vivi, i popoli vivi, quelli che appartengono al futuro. Risvegliarsi significa anche scrollarsi di dosso l’indifferenza per la vita, con un occhio particolare alla generazione che cresce. Nella speranza vera nasce un amore generoso che non esclude, ma che comprende, accoglie nella giustizia e nella misericordia. È un amore che procede giorno per giorno ed è un amore politico, che non cerca il nemico, ma cerca di costruire nuove relazioni fuori dalla violenza.
Paolo Rumiz – Ha raccontato il suo viaggio, intrapreso nel 2005, con l’intento di arrivare a Gerusalemme, le tante idee e sensazioni, le paure naturali e i tanti pregiudizi che poi il viaggio, mano a mano che avanzava, scioglieva assieme alle paure dei pericoli; un viaggio per incontrare persone, scoprire le radici del cristianesimo e intanto scoprire nelle voci, nei suoni, nei rumori, qualcosa di indefinito, come un richiamo, un’evocazione del sacro che cerchi e sempre ti sfugge. E finalmente Gerusalemme, come nuova riscoperta del sacro, del trascendente nel silenzio della notte, quando tacciono le voci inutili e le vane comparse. E poi tornare per raccontare all’amico, che lo aspettava prima di morire, le cose e i volti del viaggio, quasi a cogliere nelle parole di lui le tracce del suo ultimo temuto e sospirato cammino.
Carmine Di Sante – Vincerà il male o il bene nel mondo? Gerusalemme ci rimanda a una salvezza che verrà dopo, nell’oltre tomba, o a una salvezza che si realizza oggi, tra noi? E qual è la chiave della nostra salvezza? La difesa assoluta dell’io per sé o l’apertura all’altro e dunque l’apertura dell’identità che si ritrova solo nella non identità del nemico e del povero? Dio si manifesta nel volto degli altri.
La chiave che introduce e legge le cose è la spiritualità, intesa come apertura alla relazione senza disconoscere il valore dell’io.
6 settembre 2006 – Pieve di Soligo (Tv). Rito funebre per la mamma di Franco Lorenzon, rimasta vedova nei primi anni di matrimonio e che ha dedicato la sua vita alla crescita e alla formazione dei figli. Molti gli amici e i colleghi di sindacato che hanno partecipato al funerale.
10 settembre 2006 – Rossano Veneto (Vi). Tutta la parrocchia raccolta nella grande chiesa saluta don Sandro che parte per il Kenya. Il parroco coordina la cerimonia gioiosa e commovente. Dietro l’altare maggiore, sullo sfondo dell’abside, hanno appeso una foto gigante di don Sandro, in pantaloncini corti, reduce da una corsa 11 settembre 2006 – Marzabotto (Bo). La redazione di Interculture organizza una tre giorni per fare il punto della rivista, ascoltare Kalpana Das e intrattenersi con Raimon Panikkar.
Nel suo intervento Panikkar parla della fede come coscienza di infinito e non esaurimento di un oggetto, della religione cristiana che può avere futuro solo a patto che si lasci contaminare dall’infedele e dunque perda quella aggressività che è stata, ed è ancora oggi, fonte di sciagure; parla poi di un dio che non è signore della storia, ma vittima della storia, come Cristo è stato vittima di coloro che fanno la storia, i potenti. A chi gli chiede del rapporto individuo-comunità, Raimon risponde che non esiste l’individuo in assoluto, ma nei suoi rapporti con l’altro, infatti nasciamo da donna, la nostra lingua è quella materna e siamo immersi nella comunità.
16 settembre 2006 – Padova. Si è concluso con la festa Zàkketefest! il progetto AnimaLab (laboratorio di animazione di spazi interculturali) al quale ha partecipato come partner il gruppo padovano di Macondo insieme al Centro di Solidarietà Don Lorenzo Milani di Venezia-Mestre, al Centro Studi Immigrazione di Verona, tutti coordinati dall’Associazione Amici di Nuovo Villaggio di Padova. Il progetto nasce dalla necessità di promuovere in Veneto spazi gratuiti di relazione dove condividere storie e stili quotidiani di persone italiane e straniere, che mettono in gioco la fatica e la sorpresa dell’incontro. Il percorso è stato intenso, costruito durante tutto l’anno tra corsi di formazione, gruppi di lavoro e laboratori di cucina multietnica, break dance, arteterapia, ricamo a uncinetto e tecniche artigianali nelle province di Padova, Verona e Mestre. Un libro racconterà i colori, gli sguardi e le risate, i litigi, le fatiche e le lacrime.
21 settembre 2006 – Jesolo (Ve), Festa dell’Amicizia. Presentazione del libro «i dolci del cuore», a cura di Mara Mariga. Il libro è insieme la riscoperta di antiche ricette per dolci e un’iniziativa a favore dei bambini di strada. Gianfranco Trabuio coordina gli interventi in modo leggero e brioso; gli ospiti si alternano al tavolo della tribuna e, in modo personale, illustrano gli aspetti del libro. La curatrice, signora Mara, ha parlato del libro, della sua origine e delle motivazioni, che sono la riscoperta di una tradizione e insieme una proposta di solidarietà. Il ricavato del libro è a favore dei bambini di strada. Non poteva mancare il presidente dell’Associazione Macondo, che si farà responsabile della distribuzione del ricavato a favore dell’infanzia che non ha lo spazio per vivere e godere il tempo della crescita e della tenerezza.
24 settembre 2006 – Valle San Floriano (Vi). Marcia per i Meninos de Rua. Le prime luci dell’alba accompagnano i primi arrivi, intanto si alza il sole e dalle case escono singoli e famiglie coi bimbi, coi lattanti, coi nonni e con le nonne. Una marea di scarpe, una distesa di volti, invade le strade, i sentieri, a grappoli di dieci, venti, a centinaia si inerpicano, a migliaia scendono, occupano la valle illuminata dal sole, accarezzata dal vento, circondano i tavoli del ristoro, si accalcano al palco delle premiazioni, assediano il mercatino delle magliette, annusano, acquistano e ripartono per casa o si fermano agli stands per consumare il pasto del mezzogiorno e si imbarcano sulle vetture tra i saluti e gli arrivederci. L’organizzazione è efficiente, collaudata dagli anni (sono alla sesta edizione della marcia), i volti degli organizzatori sono sempre attenti e i loro passi fugaci per essere ovunque e sempre tempestivamente, uomini e donne temprati dall’esperienza.
7 ottobre 2006 – Correggioverde (Mn). Matrimonio di Chiara e Luis.
La chiesa è barocca, bella, un poco trascurata. Entra la sposa in bianco, con larghe crespature, lo sposo in abito chiaro, sulla pelle ebano fulgente.
I genitori sono commossi, in prima Nello stesso giorno Mirca Minozzi, alla Bicocca di Milano, nella città universitaria, veniva proclamata dottoressa in neuro psico motricità dell’età evolutiva davanti al collegio dei docenti riccamente paludati in ermellino, scarpe di felpa e borchie sonanti, a punteggiare l’emozione dei presenti sul cui volto a tratti compariva un sorriso e una lacrima.
fila; sulla porta i sacerdoti per il saluto d’accoglienza, seguono le calde parole degli sposi, degli amici, dei parenti. La festa continua in un paese vicino, dove una band di ragazzi canta e suona le canzoni degli anni sessanta.
17 ottobre 2006 – Roma. Giuseppe Stoppiglia riceve dalla fondazione Cesar il premio le «chiavi del sorriso» per aver operato nel campo delle povertà in un processo lungo e costante di liberazione di quanti e con quanti vivono in condizione di povertà e di ingiustizia. Alla cerimonia erano presenti molti amici del sindacato e la simpatia di quanti, assieme a lui, hanno costruito la rete della solidarietà umana.
27 ottobre 2006 – Milano. Si inaugura l’associazione Albania e Futuro alla presenza del Console d’Albania.
Nella sala, gremita di albanesi, Astrit Cela presenta gli ospiti dell’incontro e apre sul libro di Rando Devole, L’immigrazione albanese in Italia, che sgombra la mente dai luoghi comuni sull’albanese immigrato e propone un’integrazione che nasca da una forte identità con le proprie origini, nel rispetto della cultura della terra ospite. Il console si commuove ricordando la forte emigrazione dal suo paese e Astrit, che ha dato vita a questa serata, invita i presenti a dare impulso con la loro stima e affetto, all’associazione che muove i primi passi e che avrà la funzione di mostrare la cultura albanese in Italia, di aprire uno spazio di solidarietà verso il paese di origine e di far conoscere la vita degli albanesi in Italia ai propri compatrioti. Alla festa ha partecipato anche Macondo con un componente della segreteria.
28 ottobre 2006 – Pove del Grappa (Vi). Attorno al tavolo rettangolare, su sedie rosse, siedono i convenuti.
Dirige l’orchestra Luigi, al suo fianco Tania, poi segue la tribù degli accoliti.
Dopo aver enunciato il tema della festa di Macondo del prossimo anno – A piedi nudi sulla terra rossa – fa irruzione nell’aula il presidente, che illustra il significato della proposta: i giovani senza riferimenti istituzionali hanno bisogno di luoghi di incontro, la politica non si cala dall’alto, ma si costruisce a partire dal basso. Poi si passa a ragionare dell’organizzazione dell’ultima festa, si puntualizzano le varie mansioni e proposte. Si aggiorna la seduta, con l’intento di ritrovarsi insieme per preparare la festa, ma anche per costruire un punto di aggregazione e di riflessione.
29 ottobre 2006 – Incontro per la verifica del campo al lago Trasimeno.
Sono arrivati dal monte e dal piano, a piedi, in bici, in auto, a gruppi, a coppie, singolarmente, si sono seduti attorno a un tavolo di pietra, in silenzio hanno raccolto alcune riflessioni sul campo e hanno avanzato proposte (sono passate ai voti senza ricorrere alla fiducia) per il futuro: di incontri aperti al pubblico, e incontri di gruppo. Sono poi passati a Marostica, in zona San Michele, dove Lucia Sansonne, coadiuvata dal gruppo Tonel, aveva allestito un pranzo sociale, festoso e abbondante, con ben 110 convitati, il cui ricavato andrà per la scuola di Albobaìça (Bahia, Brasile), diretta da Adelaide, ospite questo anno di Alessia e Michele a Trento.