Macondo e dintorni
1 febbraio 2007 – Abbazia Pisani (Pd). Giuseppe parla nei locali della parrocchia sulla famiglia. È un tema ricorrente, assillante, in campo politico e religioso, con intrecci polemici che non servono molto alla causa della famiglia e dei suoi rapporti. A volte se ne salva il principio e se ne dimenticano le implicazioni. Una relazione pacata sulla formazione della famiglia, sull’impatto sociale, sui mutamenti sociali che si ripercuotono sull’istituzione, sulle relazioni che può instaurare, sulle priorità da scegliere con intelletto e cuore.
7 febbraio 2007 – Romano d’Ezzelino (Vi). Incontro di Gaetano con il coordinamento di Rohm and Haas Pulverlac, Laura Bellò, Francesco e Andrea, che continuano a collaborare ancora tramite Macondo a progetti di solidarietà, un modo per rendere più umana e significativa la vita di fabbrica, il tempo della produzione e dare un contributo in denaro per il mantenimento di un progetto di formazione: la scuola elementare e l’asilo di Ganda, provincia di Benguela, Angola, condotto e animato da padre Adriano.
8 febbraio 2007 – Levada (Pd).
Educazione sessuale, educazione affettiva. Non c’è sesso senza amore, cantava la canzone e non c’è amore senza relazione responsabile. E non c’è relazione responsabile se l’adulto non si fa carico del bene comune, e non c’è bene comune se la formazione è rivolta all’individuo, alla sua perfezione e non tiene conto del mondo degli altri. Sembra una filastrocca, di quelle che cantava Branduardi… che si mangiò il gatto, che si mangiò il topo, ecc. Giuseppe parla ai ragazzi e agli adulti nella parrocchia di don Davide. I sentimenti sono un’energia che può fare paura, l’odio e l’amore sono forze incontenibili. L’adulto ha il compito propiziatorio di farli sentire nella loro forza e irrazionalità, ma insieme mostrarne il possibile percorso.
I presenti ascoltano con attenzione, battono le mani, ma l’oratore li invita a non disperdere gli spiriti con il frastuono delle palme.
9 febbraio 2007 – San Pietro di Rosà (Vi). E Dio creò il mondo e vide che era buono. Ci eravamo visti qualche giorno prima con alcuni esponenti del comitato di difesa del territorio, contro l’inquinamento provocato dalla attività di produzione. Non è facile costruire la condizione del diritto, e subito si mettono a confronto bisogni e idealità, urgenze e valori astratti finché non si depositano dentro il sentiero della vita interessi e relazioni aperte. Non è sempre chiaro nella Bibbia il rapporto dell’uomo con la natura, e la superiorità dell’uomo sulla natura è un’affermazione astratta se non tiene conto della responsabilità verso l’altro; natura è anche territorio, vita possibile, futuro e non solo immediato benessere. Queste cose erano dette dall’oratore Giuseppe con forza, energia e convinzione a un pubblico attento e con la memoria dei contrasti attraversati e non ancora definiti.
12 febbraio 2007 – San Martino di Lupari (Pd). Organizzano l’incontro Cristina Bordignon e la sua cooperativa. Giuseppe parla del volontariato.
Il Veneto è una terra ricca di attività gratuita. L’aspetto morale della stessa spesso occlude l’intervento etico. L’attenzione al merito individuale copre la finalità sociale che è una risposta oggettiva e non una tensione soggettiva. L’opera del volontario non può essere solo un’opera buona con una buona intenzione, ma un’opera che copre una domanda sociale, politica e di senso.
15 febbraio 2007 – Belluno. Il vicepresidente nazionale dell’ANTEA, dottor Masini Lucio, invita Giuseppe a parlare ai soci dell’associazione. La giovinezza è la forza, la vecchiaia è la saggezza, la giovinezza è futuro, la vecchiaia è prudenza, la giovinezza rompe gli argini, la vecchiaia siede accanto alla porta. Ma non sono due età separate, per cui la vecchiaia conservi e difenda il proprio spazio per paura del futuro; il vecchio troverà il gusto della vita nella voglia di futuro che è iscritta nel volto e nelle mani del giovane. La sua battaglia non può essere solo la difesa del reddito, ma la relazione. Volti diafani, capelli bianchi e calvizie sparse ascoltano in silenzio e ripercorrono i loro sogni e spengono i loro fantasmi.
17 febbraio 2007 – Ferrara, parrocchia della Sacra Famiglia. Matrimonio di Federica e Fabiano. Si sono conosciuti a Rio de Janeiro all’associazione Amar. Lui brasiliano e lei ferrarese.
Gli invitati cantano, suonano, salgono l’altare in processione. Gli sposi sono emozionati, incantati. Lui e lei sposi, sulla porta della chiesa li attende la folla, gli amici e raffiche di riso e flash di raccordo. C’è anche Mario, il padrino di lui; la mamma non è potuta venire dal Brasile, è un viaggio troppo lungo e ha i figli ancora piccoli.
21 febbraio 2007 – Aeroporto di Treviso. Partenza di Gaetano per Dublino. Dublino è una città nuova, in effervescenza, che cresce ogni giorno e le arterie stradali interne faticano a sostenere il traffico. Si ferma per un mese di studio dell’inglese all’Emerald Cultural Institute, dove confluiscono studenti da tutto il mondo. L’inglese per facilitare lo scambio con gli ospiti di lingua inglese, e per apprendere una lingua che è diventata strumento comune di comunicazione. Sorry, do you know Totò? 22 febbraio 2007 – Dueville (Vi).
Giuseppe ha ricevuto l’invito della parrocchia a parlare ai genitori e ai padrini in occasione della cresima dei loro figli. L’incontro fa parte di un processo, come momento pedagogico è pure il sacramento, introduzione alla comprensione delle scritture e della presenza di Cristo di Dio nella comunità. L’atto formale del padrino diviene responsabilità educativa nei confronti del ragazzo e della ragazza accompagnati al sacramento e dunque risposta esistenziale e religiosa. In una società desacralizzata, il discorso non è di facile comprensione. I presenti prendono nota e confrontano sulla memoria.
Alcuni ricordano la minaccia dello schiaffo, altri la ferita sulla fronte: superstizione al mondo degli adulti.
26 febbraio 2007 – Ferrara. Funerale di don Piero Tollini, un grande amico di Giuseppe e di Macondo; è stato parroco prima nella parrocchia di Montalbano, poi in quella del Soccorso di Ferrara. Nella cattedrale entra il feretro di don Piero. Sull’altare il vescovo attende la bara e inizia la santa messa. Uomo schivo, non sempre accetto alla curia. Lo appoggiano a terra, il suo volto guarda l’assemblea che più non vede. Piangono gli amici che l’anno assistito nella lunga malattia.
È stato discepolo di don Mazzolari; prima di farsi prete a trent’anni, faceva il giornalista. Uomo tutto d’un pezzo, pieno di umanità, comunicava attraverso il suo amore alle cose e l’attenzione e la condivisione al vivere quotidiano della gente, nella gioia e nell’affanno.
3 marzo 2007 – Vicenza. Riccardo e la figlia, assieme agli amici, ricordano Maria Rosa, deceduta un anno fa, ma si aggira ancora tra di noi e addolcisce i nostri animi, con la sua dolcezza disarmante che la legava alla vita, senza rivalse, determinata a viverla fino all’ultimo respiro. È passata tra di noi leggera anche nella sua agonia e non indugiava sulla sorte, sapendo che la vita è nelle nostre mani, perché ci è stata donata.
7 marzo 2007 – Cittadella (Pd). Una chiesetta, un prete (don Ernesto), una comunità di persone che si raccoglie attorno a lui con fiducia e in autonomia, hanno invitato Giuseppe a parlare della coscienza, che è il confine tra la fedeltà alla dottrina e l’eresia, il campo conteso tra autorità e libero arbitrio; che si muove nel senso della responsabilità. Ascoltano gli astanti e prendono nota e rivolgono domande sulla autorità e sulla comunità, sui segni dei tempi e sulle norme. Dal cielo Lutero, Erasmo, papa Paolo terzo e sant’Ignazio guardano, ascoltano e pensano al prossimo concilio di Trento.
10 marzo 2007 – Borgo Valsugana (Tn). Una donna giovane, prorompente che non si barrica dietro il muro del buon senso e che fa parte della segreteria nazionale del MASCI, Sonia Mondin in Geronazzo, invita Giuseppe a parlare alle famiglie del Masci Veneto, il movimento adulti degli Scauts. La famiglia è in crisi, la società è in crisi. Richiamarla ai valori è un’astrazione se non si individuano percorsi possibili su cui costruire o ricostruire nuove relazioni.
13 marzo 2007 – Cartigliano (Vi).
La parrocchia, nell’ambito dell’attività pastorale, invita Giuseppe a parlare sul tema La coppia luogo educativo. Ci sono molti spazi istituzionali in cui il bambino e la bambina crescono, ma il luogo primo è la coppia che offre al bambino non solo i mezzi di sostentamento materiale, ma attraverso il tempo disponibile, l’attenzione costante, la presenza che non conosce abbandono costruisce lo spazio affettivo ed emotivo. All’interno di tale disponibilità cresce la personalità del bambino e della bambina che percepiscono il genere e la sua differenza, conoscono se stessi e l’altro.
17 marzo 2007 – Bergamo. Convegno Vajont: oltre la diga dell’indifferenza promosso da Macondo (nel coordinamento di Lele Felotti) e dal comune di Ponte S. Pietro.
Partecipa la giornalista Lucia Vastano che da anni collabora con le popolazioni colpite dalla tragedia per mettere in luce le «ingiustizie» legate agli eventi che si sono susseguiti dopo quel tragico 9 ottobre 1963 in cui persero la vita quasi 2000 persone.
Per l’occasione vengono invitati al convegno alcuni testimoni, abitanti nei paesi vicini a Longarone. Al convegno la gente è poco numerosa, ma l’intensità dell’incontro coinvolge tutti i partecipanti. Quando la parola passa ai testimoni cresce l’interesse, viene proiettato un video d’epoca che documenta il dramma degli abitanti che quel 9 ottobre persero tutto.
18 marzo 2007 – Cavaso del Tomba (Tv). Assemblea delle associazioni di volontariato. C’è un fermento nel territorio che cerca un’ipotesi di lavoro gratuito, volontario, che spesso si attesta su modelli vecchi di assistenza o di sostituzione. Sonia invita Giuseppe a parlare del futuro come luogo di gratuità. Nascono interrogativi, frizioni, intemperanze, che restano sulle parole e poi scendono nel cuore per alimentare il cambiamento.
20 marzo 2007 – Levada (Pd). Don Davide affida a Giuseppe Stoppiglia il tema della Ingiustizia nel mondo, argomento difficile che si rivolge prima di tutto a noi, che non può caricarsi solo di sensi di colpa, ma cercare dentro l’esistente un percorso in cui se non si trovano, almeno si cercano le soluzioni, e il mondo esistente assume l’aspetto non definitivo di un dogma, anch’esso fatto di inganni e di grandi scoperte, di amori folli, ma anche di guerre devastanti e di povertà fuori di ogni misura e di sofferenze senza fine.
La sala è gremita e si sente di lontano una voce straniera che grida sotto la luna: Bonne nuit, mon ami! 22 marzo 2007 – Pove del Grappa (Vi). Il presidente dell’associazione Democrazia e partecipazione, Baldassare, invita Giuseppe a parlare nella sala grande del Comune sul tema: Giovani e adulti: avvenire o futuro? Quale sia il loro rapporto, se il senso dell’autorità è scomparso, se il valore dominante è il denaro, la competizione, l’immagine. Quale riferimento hanno i giovani se gli adulti non hanno orizzonti politici e sociali, e nutrono valori astratti, che la comunità non può sancire? Il problema dei giovani non è il lavoro, ma il senso del vivere, non sono il possesso, ma l’austerità come preludio di relazione. I presenti sono arrivati dai paesi vicini ad ascoltare una voce che ribatte parole che risuonano sui muri che barricano il nostro quotidiano. Fuori si è abbassata la temperatura, il freddo si è adagiato sui fiori, dal cielo è scomparsa la luna, che forse riapparirà domani, si apre una finestra a liberare un moscone.
Milano. Fabio Fazio, che conduce la trasmissione Che tempo che fa riceve il premio È giornalismo edizione 2007, per l’impostazione data alla trasmissione attraverso l’incontro di personaggi della cultura, della musica dello spettacolo, della politica e altro. Ha voluto poi devolvere la quota in denaro all’associazione AMAR che svolge la sua attività per i ragazzi di strada a Rio de Janeiro e in particolare per la casa che AMAR sta ristrutturando per la prima accoglienza dei ragazzi di strada, consegnandola nelle mani del presidente Giuseppe Stoppiglia, presente alla cerimonia tra i magnati dello spettacolo e dell’informazione.
27 marzo 2007 – Nove (Vi), Istituto d’arte. Gli studenti arrivano dai dintorni di Bassano e di Nove, con gli zaini in spalla, addormentati e subito svegli ai richiami di voci amiche, di abbracci improvvisi. Il professor Tavella ha invitato uno di noi a parlare alle quarte. Sono seduti, accostati, inseparabili, in ascolto attento del vicino, distratti dall’estraneo che entra e fa domande per un primo approccio, per cogliere attenzione e simpatia.
Parla di Macondo, Garcia, i Buendia che ogni volta che li ricorda hanno un sapore epico, avventuroso, come i viaggi sulla terra rossa, le voci straniere, i volti intravisti per sempre, le case in cima alla collina che franano e le mani pie che ricompongono i resti.
Gli spari in favela. Il filmato di Federica si illumina, cammina, avanza, s’accora, una musica dolce l’accompagna. E quando conclude i ragazzi sono ancora là, accostati gli uni accanto agli altri, stretti, attoniti e compresi e poi di nuovo sciolti per chi arriva e per chi parte.
30 marzo 2007 – Mezzolara, paese della bassa bolognese, terra di bonifica, con un piccolo centro, dove batte il picchio con richiamo costante. Sara e Giuseppe al suo richiamo (il meccano è caricato da Fausto e Valeria) parlano delle condizioni sociali e politiche in cui vive la famiglia, del mercato e della globalizzazione. Oggi, nel momento in cui tutto è cambiato, viene difeso un modello astratto di famiglia, che non tiene conto degli uomini, delle donne, dei bambini concreti e storici di oggi; e così si difende un modello astratto e si attacca la famiglia concreta, per assoggettarla meglio alle intemperie del mercato e della non politica. Al termine della conversazione si alzano mani per formulare domande e a provocare risposte possibili anche se non necessarie. La conversazione si accende attorno al focolare senza cadere nella trappola di polemiche effimere.
8 aprile 2007 – Bassano del Grappa (Vi). Pasqua del Signore. Santa Messa a Casa Betania, nella chiesa ospitale delle suore della Divina Provvidenza.
Un centinaio i presenti. Due i celebranti, il primo inizia l’omelia in inglese e la conclude con un italiano stentato. Il lungo periodo di Dublino ne ha incrinato l’automatismo linguistico. Giuseppe conduce il discorso sull’aderenza della parola di Dio al presente, alla resurrezione come senso della fede, perché è vittoria anche nostra sulla morte e sugli impedimenti al vivere. I bimbi corrono al centro della navata, osservano i paramenti del celebrante e ridono pensando alle uova colorate che la nonna ha preparato per ciascuno.
13 aprile 2007 – Pagnano d’Asolo (Tv). Farinelli riprende gli incontri con la comunità di Pagnano, aprendo alcune riflessioni sul convegno di Macondo, il nostro rapporto con la terra e passa poi agli ospiti numerosi che vi partecipano. A ogni nome si accende la curiosità dei ragazzi, che pongono domande, spesso più utili delle risposte del relatore, che a tratti si incanta con il dito sulla locandina e perde il filo del discorso.
29/30 aprile 2007 – Ronzano (Bo).
Padre Fusco fa parte della piccola comunità del monastero e santuario. Negli ultimi tempi la morte si è portata via due monaci, un pittore di icone e l’abate. In cima al colle padre Fusco raccoglie un gruppo di persone adulte, ma soprattutto giovani che sono in procinto di partire per un’esperienza nei paesi del Sud del mondo. E che cercano nel silenzio, nella parola, nella riflessione, i toni del vivere, le note che danno ritmo al cammino.
E Giuseppe parla loro del senso del vivere e del credere. E sulle sudate carte, cadde la stanca man, direbbe Manzoni. Non so se un oratore unico può soddisfare a tali richieste.
30 aprile 2007 – Todi (Pg). Il presidente della associazione «Nuvola», Amedeo Moracci, ha invitato Macondo a parlare agli associati e alla cittadinanza nella sala consiliare di Todi sul tema: Famiglia, società, relazione con l’altro. Introduce la relazione Leo, poi Gaetano e infine parla Giuseppe.
La sala è grande, maestosa e solenne.
Entra un gruppetto di pensionati in visita turistica, una vecchietta guarda e poi esce ammirata della sala e forse anche del fatto che siano riunite (pensa lei) le Corporazioni del Comune di un tempo remoto sotto l’arringa di uno dei priori. Giuseppe (il priore?) apre con una frase lapidaria: «Le speranze sono come i fiori, ma bisogna coltivarle», c’è dunque il momento dell’ intuizione cui segue il lavoro quotidiano; pur tuttavia: «Si possono tagliare tutti i fiori, ma non si può fermare la primavera», perché la vita è più forte di ogni ostacolo, di ogni razionalizzazione che vuole soffocarla. La «Nuvola» da anni svolge un’attività di solidarietà e di incontro in Angola, Brasile e Bosnia, ma opera pure sul territorio di Todi. Diversi gli interventi dal pubblico che segue con attenzione, e non si lascia distrarre dalla fanfara che suona sulla piazza marce popolari.