Dagli uomini alla storia

di Turus Guido

Volontariato e cittadinanza attiva nei 150 anni di storia unitaria

Volontariato e moderna cittadinanza

150 anni di storia unitaria, 150 anni di marce e ricorrenze, 150 anni di monarchia, fascismo e repubblica, 150 anni di crescita industriale, 150 anni di partiti, 150 anni di guerre, 150 anni di cultura, 150 anni di economia, 150 anni di lobby, 150 anni di Stato e 150 di antistato, 150 anni di autostrade, dighe e pale eoliche, 150 anni di magistratura, 150 anni di resistenza, 150 anni d’arte.

Il 2011 è il 150° anniversario dell’unità d’Italia, 150 anni di storia militare, politica, culturale, civile.

Dopo 10 anni dall’anno internazionale del volontariato, l’Unione Europea ha deciso di dedicare quest’anno al volontariato e alle forme di cittadinanza attiva.

Il Movimento di Volontariato Italiano sta promuovendo un network di associazioni ed enti che vogliono riflettere su questa duplice ricorrenza; il contenitore in cui riflette e fa depositare idee e stimoli è Coming to 2011.

Perché avvicinare due ricorrenze, cosa lega il volontariato e la moderna cittadinanza a una storia che dal risorgimento ci ha portato a essere un paese unitario?

Le motivazioni sono molteplici, legate e intrecciate tra loro.

Riteniamo utile percorrere le cause di questo abbinamento non per discutere di un contenitore progettuale ma perché convinti di poter dare utili spunti di riflessione a chi, in questo periodo, riflette, o torna a riflettere, sul valore e sul senso di un Paese unito.

L’anno europeo del volontariato

Procediamo con ordine: l’Europa, per questo 2011, chiede al volontariato, e alle forme di cittadinanza solidale, di mostrarsi, di chiarirsi, di raccontarsi.

La confusione semantica e lessicale che ruota attorno all’espressione volontariato è grande, diffusa e stratificata in Italia e in Europa. Fare volontariato, essere cittadini solidali, in Italia e in Europa, ha significati, motivazioni, orizzonti culturali e legislativi assolutamente differenti.

L’Unione Europea dovrà legiferare sulla cittadinanza attiva, sull’autorganizzazione dei cittadini a fini solidaristici e il volontariato italiano ha, in questa ricorrenza, la possibilità (che è sfida) di raccontarsi e descriversi.

L’anno europeo del volontariato non è l’occasione per realizzare celebrazioni ma per offrire all’Europa la descrizione del modo che ha l’Italia di essere solidale. Se vogliamo cogliere questa occasione, l’opportunità di partire e ripartire dalla nostra storia è fondamentale, utile e fruttuosa. Troppo spesso il volontariato e il terzo settore hanno creduto di «essere senza storia, scesi da chissà quale pianeta» (Giulio Marcon, Le utopie del ben fare, L’ancora del Mediterraneo, 2004, p. 5); descriverci attraverso una storia comune, un cammino, è la possibilità che, in questo momento, viene data al volontariato italiano.

A questa motivazione, che potremmo definire quasi strumentale per la solidarietà italiana se ne aggiungono altre più sostanziali: non meno di due.

La prima è l’opportunità di vivere il 150° anniversario dell’unità d’Italia come ricorrenza aperta all’Europa, celebrazione da innervare nel contemporaneo essere italiani ed europei. La seconda è quella di testimoniare, discutere e sottolineare il fatto che l’Italia non è solo e semplicemente il frutto di 150 anni di storie militari e industriali, ma anche storia di donne e uomini che hanno, con il loro agire e il loro riflettere, allargato gli spazi di cittadinanza in questo Paese: spazi di cittadinanza che sono questo nostro Paese.

Il filo rosso è l’ampliamento e l’applicazione dei diritti

L’aspetto che ci sembra importante mettere in risalto, il filo rosso grazie al quale percorrere i 150 anni di storia unitaria, mossi dall’intento di definire e ridefinire un’identità, è quello dei diritti: l’ampliamento e l’applicazione dei diritti.

Il nostro Paese non è solo un insieme d’interessi economici, non è semplicemente infrastrutture, non è «solo» diplomazia e politica, Italia è tutto ciò, ma è anche altro: solidarietà, valori, attenzione per le fasce vulnerabili della popolazione. Ma non basta: il Paese in cui viviamo è cresciuto, in questi 150 anni, anche, attorno alla solidarietà, a un principio d’inclusione sociale, a un ampliamento della sfera dei diritti civili. L’Italia non sarebbe ciò che è senza le donne e gli uomini che hanno agito, che hanno pensato, che hanno voluto una società più giusta, una comunità che abbracciasse, un territorio che accogliesse.

Metaforicamente potremmo immaginare la storia come una cittadella: chi vi risiede ha diritti, chi è fuori dalla cinta muraria non gode giustizia sociale. La storia nazionale è un processo (a volte lento, altre volte tumultuoso, in alcuni casi contrastato, in altri favorito) in cui la cinta muraria della cittadella viene abbattuta e ricostruita più in là per accogliere, nei diritti, l’altro.

La storia nazionale è, anche, una storia d’inclusione, una storia di brecce nel muro che separa e divide le persone. Oggi diamo per scontato il diritto allo studio, quello alla salute, oggi sappiamo che la cittadinanza non è legata al genere o al censo, ma il diritto a essere cittadini e i diritti di cui questi godono non sono scontati.

La giustizia sociale è il frutto di cambiamenti che hanno costellato la storia unitaria di questo Paese. Un percorso in cui passo passo allarghiamo i confini della cittadella. I protagonisti di questo cammino sono cittadini che potremmo paragonare a una sorta di sentinella che, dalle mura, vede gli emarginati, li indica, li soccorre ma, soprattutto, chiede alla società di accoglierli. Percorrere questo sentiero ci ha portato inevitabilmente ad aprire lo sguardo sull’Europa: seguire il filo della storia risalendo questi 150 anni significa, in un processo di apertura e inclusione, avere come proprio orizzonte quello europeo, significa inverare il sogno dell’Italia unita in quello dell’Europa.

In questo senso il percorso di Coming to 2011 si snoda attraverso figure diverse ed eterogenee tra loro: Laura Mantegazza, Leonardo Murialdo, Eugenio Curiel, Antonietta Giacomelli, Giuseppe Toniolo, Ida d’Este, Piero Calamandrei, Luciano Tavazza, Placido Rizzotto, Altiero Spinelli… Figure, donne e uomini, che, tra gli altri, hanno dato all’Italia il volto con cui si presenta oggi. Figure, donne e uomini, che se seguiti portano all’Europa come luogo di tutela e difesa dei diritti, all’Europa come bacino naturale in cui valorizzare il modello solidaristico italiano.

Percorrere la storia unitaria della penisola non può prescindere dalla sua contemporaneità, non può trascendere il proprio presente: l’Europa.

Chiedere più diritti, chiederne l’applicazione, è un movimento che necessariamente spinge a guardare sempre più in là, che necessariamente ci chiede di raggiungere un confine e superarlo.

Accostare la ricorrenza del 150° anniversario dell’unità d’Italia a quella dell’anno europeo del volontariato significa vivere, da un lato, l’Italia come soggetto attuale e, dall’altro, la solidarietà organizzata come fenomeno storico, stretto sul confine tra passato e futuro.

Guido Turus, associazione MoVi