Cooperazione internazionale e scambi con il Brasile

di Furlan Mauro

In questi quindici anni di presenza a Rio de Janeiro, nella Casa di Accoglienza dell’Associazione Macondo e lavorando in un’associazione brasiliana, ho potuto notare i cambiamenti che sono avvenuti nella cooperazione internazionale e le dinamiche interne al Brasile.

In questi anni sono molto diminuite le persone che venivano in Brasile e che appartenevano ai sindacati italiani e ai movimenti socio-educativi. Per alcuni anni ha fatto la sua apparizione il turismo responsabile, adesso in forte declino, perché il Brasile probabilmente è meno competitivo rispetto ad altri Paesi dell’Africa e dell’Asia. Attualmente ha preso forza la presenza di giovani studenti che propongono interscambi e anche esperienze di volontariato per un periodo da uno a tre mesi, mentre è cresciuta la collaborazione delle università italiane con quelle brasiliane.

Un altro fenomeno importante è stata la perdita di forza del movimento di Porto Alegre. A partire dal 2003, con Lula alla presidenza, i movimenti sociali sono diventati meno presenti nelle lotte popolari anche perché i programmi governativi promettevano di risolvere molti problemi di disuguaglianza e di sconfiggere la povertà.

Con Lula il Brasile è uscito dai Paesi del cosiddetto Terzo Mondo e ha formato il gruppo dei BRICS (con Russia, India, Cina e Sud Africa), collocandosi come attore e promotore di politiche sociali, di scambio internazionale ed esportando progetti di successo come la «Bolsa familia». Oltre a questo, il Brasile ha fatto investimenti in opere pubbliche sia in America Latina sia in Africa, utilizzando denaro della Banca Nazionale per lo Sviluppo Sociale (BNDES) Questo di conseguenza ha provocato un cambiamento di relazioni, specialmente con l’Unione Europea, che aveva a sua volta progetti di finanziamento e di aiuto ai Paesi poveri, tra i quali il Brasile.

Anche lo scenario brasiliano è cambiato. Fino a vent’anni fa esistevano poche e grandi ONG (IBASE, Aìção da Cidadania, FASE), che sono diventate incubatrici di iniziative di lotta popolare e hanno moltiplicato sul territorio la presenza di associazioni «ad hoc».

Oggi in Brasile sono circa trecentomila le associazioni senza fini di lucro, che comprendono anche le chiese evangeliche. Tutto questo costituisce una presenza molto forte e molto frammentaria sul territorio. Queste organizzazioni sociali vivono degli aiuti delle municipalità, delle donazioni di privati e di progetti di responsabilità sociale delle imprese.

La crisi mondiale del 2008 è stata terribile per le grandi ONG brasiliane, come IBASE e FASE, legate ai movimenti sociali e all’educazione popolare, perché hanno perso gran parte del finanziamento internazionale e quindi, per non scomparire, si sono riorganizzate, gestendo progetti minori.

In contemporanea, sono nate nuove organizzazioni sociali legate molto a nuove tematiche che legano cultura e favela (Afro Reggae, Projeto Axé) all’affermazione dei diritti della donna e alla lotta contro la violenza (VIVA RIO). Altre associazioni sono cresciute, prendendo in appalto i servizi sociali dei Comuni, spesso purtroppo legati a persone politiche e rivelando anche casi di corruzione.

Un grande cambiamento nella cooperazione internazionale, specialmente con l’Europa, è avvenuto in seguito all’immigrazione dall’Africa, che ha chiesto all’Unione Europea e all’Italia di concentrare attenzione e forze su questo problema. Gli aiuti ai progetti brasiliani ne hanno subito risentito.

Oggi gli aiuti di cooperazione dell’Unione Europea esistono ancora e sono concentrati sul rafforzamento e sulla difesa dei diritti dei bambini, della donna e della rete di protezione.

Un altro fenomeno interessante consiste nel fatto che il Brasile, in questi ultimi anni, è passato da recettore di aiuti a donatore. Le grandi ONG internazionali, come «Greenpeace» e «Medici Senza Frontiere», hanno compreso che c’era un numero crescente di persone sensibili verso problematiche internazionali e disposte a donare e quindi hanno promosso campagne per raccogliere fondi con buoni risultati: oggi il Brasile interviene con donazioni di privati per progetti al di fuori dal Brasile.

Con riguardo al volontariato, possiamo notare che i gruppi che venivano dall’estero per aiutare o per fare esperienza sono drasticamente diminuiti e in Brasile, con la crescita della sensibilità sociale, sono cresciuti ovunque gruppi spontanei o legati a imprese che hanno introdotto la responsabilità sociale, creando azioni di intervento là dove sono inseriti.

La legislazione federale ha promosso un meccanismo di incentivo fiscale per cultura e sport e ciò ha fatto sì che le grandi imprese brasiliane private creassero le proprie fondazioni, diventate un mezzo per incentivare progetti sociali di cambiamento. Ogni anno queste imprese aprono bandi di concorso ai quali le associazioni brasiliane partecipano per sostenere alcune loro iniziative.

In contemporanea sono nate anche grandi agenzie come le fondazioni di Bill Gates e il Banco Interamericano, che lanciano i loro bandi di concorso a livello internazionale e non solo per il Brasile.

Potere accedere ai bandi di concorso sta operando una selezione dentro le associazioni, perché ciò richiede maggiori competenze tecniche, una visione ampia, una capacità di relazione sul territorio e un’abilità per competere.

Attualmente il Brasile sta vivendo un processo di regressione sociale, di crisi economica, d’involuzione dei diritti, di violenza senza controllo e di emersione di una corruzione sistematica. Questo scenario terribile non porterà il Brasile a essere di nuovo un Paese del Terzo Mondo. Contestualmente si consolida la visione che lo stesso Paese è bisognoso di aiuto esterno, pur esportando e aiutando con la sua creatività altri Paesi in situazione di povertà estrema.

Pensando al futuro e osservando le tendenze, possiamo dire che:

il Brasile è ormai protagonista, insieme agli altri Paesi, di una collaborazione con i grandi obiettivi dello sviluppo sostenibile nel nuovo millennio;
il Brasile ha bisogno non tanto di denaro, ma soprattutto di pressione socio-politica affinché la disuguaglianza sociale possa diminuire e si rompa la struttura di mantenimento del potere della classe dominante;
la tecnologia sta cambiando anche il sociale. Il futuro sembra essere nelle «start up», negli applicativi e nei grandi sistemi integrati, nell’innovazione e nei progetti sociali che si autosostengono, nella tecnologia applicata al sociale con una presenza del mercato;
si è visto in questi anni come la comunicazione sia fondamentale per motivare le persone alla causa sociale. La comunicazione e il marketing faranno la differenza per guadagnare consenso alla causa e avere sostegno sociale ed economico. La cooperazione internazionale darà sempre più forza alle capacità di uso dei mezzi di comunicazione sociale e della rete sociale;
la cooperazione e gli scambi assumono uno scenario globale e anche un linguaggio tecnico specifico, che viene dal mondo del mercato. I gestori apprendono il linguaggio dei risultati, valutano l’impatto sociale e l’efficacia e assumono uno stile di gestione imprenditoriale, misurando i risultati sociali in termini economici. In altri termini il mercato si appropria del sociale, giustificando tutti gli interventi secondo la sua logica.

Mauro Furlan, vive e lavora a Rio de Janeiro,
responsabile con la moglie Milse
della casa di accoglienza Maria Stoppiglia