Vite diverse e desideri di felicità

di Stradi Paola

Il senso dell’orientamento nelle scelte di transizione

Ma io posso sognare ancora?
Mi trovavo in una scuola media di quartiere, appena fuori dal centro urbano di Padova: una scuola in mezzo al verde, una struttura non nuova ma tenuta bene, poco lontana dall’argine del Brenta che disegna anse inaspettate fino quasi ad arrivare in città.
Insegnanti e dirigente coraggiosi: avevano osato – con tutte le cautele del caso – le prime aperture con l’introduzione di personale esterno a seguito di costrizioni pandemiche, per cercare di alimentare insieme i primi germogli per un pensiero orientativo nei ragazzi di seconda media. Un segnale positivo dopo mesi di didattica a distanza e di distanze dal resto del mondo.
Una classe numerosa ed eccitata, piacevolmente rumorosa, occhi vispi, curiosità diffusa…
Verso la chiusura, al termine di un percorso rappresentato sulle mappe del proprio viaggio personale, una ragazzina con fare serio e determinato ci chiede: «Ma alla fine io posso sognare o devo pensare per il mio futuro solo alle cose che già ci sono e fanno tutti?».
D’improvviso, con una domanda apparentemente ingenua, eravamo passati dai banchi di una scuola media di una città della provincia veneta a quelli di un istituto specializzato in analisi previsionali che cercano di correlare persone, skills e mondo in cambiamento.
O forse, ancora meglio, catapultati nelle sedi di studio di insigni economisti che misurano il PIL prodotto dai singoli paesi ma che non possono più evitare di affiancare alle economie il benessere motivazionale, individuale e collettivo delle persone.
Questa ragazzina chiedeva l’autorizzazione a sognare: ci chiedeva, cioè se avesse dovuto adeguarsi a quello che il mondo dice (la famiglia, gli amici, la scuola, i social, gli influencer di varia natura…) o se poteva ascoltare quello che le cominciava a muoversi dentro.
Il suo sogno lei non lo ha espresso ma non è importante a dodici anni formulare la chiarezza di una meta: il desiderio di viaggiare nello spazio, di calcare il leggendario palco di Broadway o di arrivare in una squadra di calcio di serie A e magari di 1 cambiare sogno ogni settimana, non destabilizza il futuro di una/un ragazza/o che sogna, anzi: gli consente di rappresentare le sue effettive possibilità e di capire com’è grande il mondo.

Ripensare l’orientamento per nuovi orizzonti
Quanto dovremmo ripensare all’orientamento al lavoro dicendo anche che non è solo la ricerca del lavoro ma il come mi penso nel lavoro? Coloro che pensano di conoscere i bisogni del futuro sono effettivamente molto rassicuranti e in fondo è vero: ci sarà banalmente sempre bisogno di medici (ma specializzati in cosa?), insegnanti (di quali materie? con quali competenze?), elettricisti (esperti di collegamenti in una casa domotica magari); e ci sarà, anche e inevitabilmente, necessità di persone che pensino a un welfare diverso, che correlino le storie di ciascuno con le geografie di provenienza, che accompagnino i processi di inclusione, di anzianità della popolazione, della tutela del territorio e ancora, ancora, ancora…
Quanto dovremmo allargare lo sguardo per avere come scenario futuro, non gli individui isolati (ognun per sé…) ma gli individui in relazione tra loro e contemporaneamente in relazione con l’equilibrio dell’intero ecosistema? Cita l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: «Gli obiettivi fissati per lo sviluppo sostenibile hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura.
(…) I 17 Goals (Obiettivi) fanno riferimento a un insieme di questioni importanti per lo sviluppo che prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile – economica, sociale ed ecologica – e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani» 1 .
Alla luce di quanto proposto dall’Agenda 2030, c’è solo un’unica certezza: ci sarà assolutamente bisogno di chi si occupa di accompagnare le persone nelle scelte di responsabilità, con un approccio integrato, attivando misure concrete di inclusione e coesione. Professionisti capaci di innescare dubbi, destrutturare stereotipi e false credenze, attivare sogni e desideri correlandoli alle visioni di una realtà in divenire, fuori dai meccanismi deterministici di un tempo che non ci rappresenta più.
C’è bisogno urgente di orientatori e di orientatrici che conoscano e sappiano fare il loro mestiere.

1 www.agenziacoesione.gov.it/comunicazione/agenda-2030-per-lo-sviluppo-sostenibile

Le chiavi di questa ricerca e gli autori
Questo numero di madrugada intende proporre uno spazio, una stanza di riflessione e alcune chiavi di lettura sulla dimensione complessa dell’Orientare nelle transizioni allo studio e al lavoro.
Il dibattito in letteratura è presente da tempo ed emerge con tutta evidenza ancor più nei periodi di crisi imprevedibile e planetaria come quella in cui ci troviamo ancora dentro: come l’educazione e i sistemi formativi possono accompagnare le persone nella propria realizzazione? E come avvicinare i mondi di riferimento in cui i soggetti imparano ad apprendere e, di conseguenza, a scegliere? Ancora troppo poco dialogano tra loro i contesti istituzionali (scuola, formazione professionale, università, alta formazione tecnica) e ancora più scarsa è la relazione che hanno nei confronti dell’esterno (territorio, stakeholder, mondo del lavoro) e dei fruitori stessi della formazione fuori delle mura formali dell’apprendimento.
Il discorso è ampio e funziona un po’ come un gioco di scatole cinesi che genera sempre nuovi spazi e nuove aperture. Lontani dal pensare di essere esaustivi e soprattutto consapevoli che rimarranno dubbi e parzialità di riflessione, vi lasciamo alle voci di alcune voci amiche (e un po’ visionarie) che, a diverso titolo, hanno costruito la propria professionalità nell’ambito dell’accompagnamento orientativo, considerando questa dimensione nel modo più contaminato possibile.
Incontreremo così:

  • Sergio Bevilacqua e Alida Franceschina che raccontano due storie emblematiche che mettono a fuoco le potenzialità delle competenze orientative e il possibile ruolo generativo dei servizi sul territorio;
  • Federica Bruni e Annalisa Di Maso che ci parlano di transizioni fornendo un quadro del sistema normativo attraverso alcune parole-chiave in cui si muovono le politiche per il lavoro;
  • Maurizio Esposito ci dice poi che c’è necessità di orientatori e orientatrici e il nuovo percorso Master che l’Università di Cassino propone è una possibilità concreta che traccia il profilo del professionista in questo ambito;
  • Maria Grazia Meconcelli e Giovanni Realdi che dialogano su colloqui, ascolto e narrazione di sé;
  • la rubrica Strategia della bellezza a cura di ps-ap, ci parla di mappe, mosca cieca e labirinti interiori.

Paola Stradi

componente della redazione di Madrugada

orientatrice e formatrice,
università degli studi di Padova,
scuola di scienze umane,
sociali e del patrimonio culturale.