Corso di Italiano a Rio de Janeiro

di Ramos Valdecir Estacio e de Silva Denisia

Tale corso fu tenuto a Rio de Janeiro nell’anno 1996, parte nella sede di Macondo, e parte nella favela di Manguinos. Il corso si proponeva l’insegnamento della lingua e della cultura italiana, per entrare meglio in un rapporto di scambio alla pari. Il corso ha avuto dai tre ai cinque partecipanti e due insegnanti di lingua madre. Quello che presentiamo è la relazione del corso tenuta da due dei corsisti che si firmano in fondo. La traduzione è stata fatta da Gaetano Farinelli, sempre guardando il testo, a volte nel libro della memoria. Ne è uscita una versione a due dimensioni, più la tua.

Fu un corso, tramite il quale fu possibile avere l’opportunità di ottenere l’accesso ad una lingua diversa; ed uno degli aspetti costruttivi del corso fu quello di non restare condizionato solo dal problema di apprendere la Lingua Italiana, ma insieme di conoscere la geografia, le scadenze dell’anno ben definite e insieme la situazione della politica italiana. La cultura italiana se comparata alla nostra è molto diversa, infatti là dove in Italia si percepisce e si sente la propria storia (ci riferiamo alle relazioni di italiani, ma anche di persone che hanno visitato l’Italia), in Brasile, che ha avuto una grande mescolanza di popoli e razze, la popolazione brasiliana non ha memoria della sua radice lontana, della sua provenienza genealogica.

Il metodo
Il metodo usato nel corso era basato sul livello di comprensione di noi partecipanti e sulla nostra capacità di apprendimento di quanto veniva insegnato; abbiamo avuto molta difficoltà nell’apprendimento della lingua italiana, e la difficoltà era determinata dalla carenza da parte nostra della base grammaticale; la rilevanza della grammatica non è costante nell’insegnamento della lingua portoghese, per la formazione della quale sono assorbiti da parte nostra gli apporti quotidiani della lingua popolare, e in questo modo si stanno formando nuove parole e significati nuovi nel parlare vivo. Questa carenza nella grammatica brasiliana è un fatto esteso nel nostro territorio, nel quale a partire dalle scuole sono attivati gli studi di grammatica in una forma molto superficiale, che non dà alcun rilievo alla loro importanza nella vita del cittadino brasiliano; uno degli esempi concreti di questo, è che nel linguaggio popolare non viene usato il verbo nella seconda persona plurale, abitudine questa che sta estendendosi a tutto il Brasile.

Le due fasi del corso
Il corso di italiano venne condotto in due fasi: nella prima le lezioni furono preparate da Maurizio Ortu, che si mostrò molto comprensivo davanti alla nostra carenza di grammatica portoghese d’altronde molto complessa; ciononostante questa fase fu gratificante, poiché pur con le poche risorse grammaticali, allo stesso modo ci fu possibile imparare alcune parole ed alcune regole della grammatica italiana. Con la partenza di Maurizio, che doveva andare a lavorare in Teofilo Otoni nel Minas Gerais, terminò la prima fase del corso nella sede di Macondo; per approfittare al massimo del tempo disponibile e poter accumulare più conoscenze sull’Italia siamo arrivati a tenere tre lezioni per settimana invece di due; la cosa procurò ai partecipanti al corso un grande logorio fisico, perché per giungere in Macondo a via Grajaù (sede del corso) dovevamo prendere due onnibus, e il traffico era rallentato anche dai lavori in corso in Rio città, e nei Quartieri (Bairros) dentro al municipio di Rio de Janeiro; (va detto che questi lavori hanno/avevano come obiettivo la finalità elettorale da parte del sindaco attuale di imporre il suo successore; non sarà una novità se poi l’attuale sindaco userà l’amministrazione comunale, come base per la sua candidatura a Governatore dello Stato di Rio de Janeiro); tali lavori hanno comportato disordine e disagio alla popolazione; che tra l’altro dovrà eleggere il candidato Luiz Paulo Conde (successore dell’attuale Cesar Maia) del PFL se vuole che i lavori in corso siano portati a termine. In questo periodo abbiamo potuto sentire sulla pelle ciò che i lavoratori che svolgono la loro attività lontano da casa subiscono, nel prendere tutti i giorni l’onnibus, costantemente sovraccarico. per andare al lavoro.

Seconda fase
Quando giunse la data di partenza di Maurizio per Teofilo Otoni, alla fine del mese di maggio, noi non eravamo riusciti a raggiungere l’obiettivo di sfruttare al cento per cento le lezioni, a causa dello sforzo necessario per il viaggio in città e alla difficoltà di comprensione della grammatica italiana, poiché non abbiamo sicurezza e chiarezza neppure nella nostra grammatica portoghese; come abbiamo detto sopra questo è un problema della maggioranza della popolazione brasiliana. Si è aperta la possibilità di dar continuità al corso con Padre Gaetano che nel secondo semestre di ogni anno viene a trascorrere un periodo in Brasile. Quando Gaetano arrivò in Brasile, venne fissata una visita al CCAP e abbiamo parlato della opportunità di riprendere le lezioni di Italiano. Venne fissata una lezione per settimana a causa dell’aumento del lavoro al CCAP nelle varie attività. Le lezioni hanno preso inizio mantenendo la stessa linea della prima fase con la differenza che Gaetano non sapeva bene la lingua e per questo c’è stato uno scambio di conoscenze, per cui noi abbiamo passato parte della nostra conoscenza sia delle parole nuove create dalla popolazione brasiliana sia della vita dentro la favela che è segnata da un processo di esclusione della popolazione ivi residente, promosso da parte dello stato e dai settori dominanti della società che in tal modo legittimano un insieme di violazioni dei diritti umani.

Al canto di “Azzurro”
Le nostre lezioni si sono svolte in modo molto tranquillo; tra l’altro uno degli strumenti principali di apprendimento furono le musiche italiane come: Vola colomba bianca vola, Meglio sarebbe se non ti avessi amato, Vecchio scarpone, ecc… Queste due esperienze nel corso di Italiano, con Maurizio e Gaetano, hanno mostrato che siamo due paesi differenti ma con obiettivi comuni; l’amicizia e l’interscambio dimostrano che è interessante lottare per un mondo migliore, perché il futuro dipende molto dal presente, e che per arrivare dove siamo oggi, altri lottarono nel passato con questo proposito; per questo noi lottiamo con maggior piacere e intensità per l’avvicinamento delle culture esistenti nel mondo. Per questo siamo solerti a conoscere ed avere accesso a culture e costumi di altri paesi. Comprendiamo che la vita, pur essendo abitanti di favela in Rio de Janeiro, ha una dimensione più grande di quanto la realtà ci mostri nel nostro spazio. Tale esperienza ci dimostra che pur avendo un basso potere d’acquisto, che non ci permette di acquistare il biglietto aereo, noi possiamo attraverso gli amici e le associazioni non governative conoscere altri paesi, anche se attraverso fotografie, giornali, video cassette e chissà forse un giorno atterrare in quei paesi. Si deus quiser, se dio vorrà.